Era già accaduto, altre otto volte dall'inizio dell'anno (e altre venti nel 2017), che un autobus dell'Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico della capitale, prendesse fuoco. Ma mai in pieno centro, a due passi da Montecitorio, con i passeggeri fatti scendere in tutta fretta dall'autista che si era reso conto del pericolo poco prima che il mezzo della linea 63 esplodesse. Le fiamme partite dalla parte posteriore si sono estese rapidamente a tutto il bus, poi un forte boato e due esplosioni in rapida successione, mentre si alzava in cielo altissima una colonna di fumo nero che ha reso l'aria irrespirabile e annerito fino all'ultimo piano un palazzo storico di via del Tritone, all'altezza del civico 53, davanti al quale poco dopo le 10 di ieri è scoppiato l'inferno.
Tanto è bastato a riaccendere la polemica sullo stato dei mezzi pubblici di Roma, alimentata anche dal fatto che nel pomeriggio ha preso fuoco un altro autobus dell'Atac pieno di studenti a Castel Porziano e dalle opposizioni in Campidoglio scatenate contro la giunta Raggi colpevole, a dir loro, «di mettere ogni giorno a rischio l'incolumità dei romani». Per fortuna non ci sono state vittime, né intossicati, a parte una commessa rimasta lievemente ustionata ad un braccio mentre cercava di tirare giù la saracinesca del suo negozio danneggiato e ricoverata in ospedale in codice giallo. Ma la paura è stata tanta, non solo tra i passeggeri, ma anche tra i passanti, i turisti e gli impiegati degli uffici che si affacciano su quel tratto di strada e che si sono precipitati fuori per non rimanere intossicati mentre i vigili del fuoco cercavano di domare le fiamme, dopo un primo intervento non risolutivo dell'autista con l'estintore in dotazione e di un barista che lo ha aiutato con il suo, preoccupati anche per un piccola scia di gasolio che scendeva lungo la strada, verso la vicina piazza San Silvestro. Sul posto si è recato anche il ministro dell'Interno Marco Minniti, che era ad una riunione presso la vicina sede del Pd e che dopo aver sentito il botto è sceso a controllare.
Cosa sia accaduto esattamente lo dirà l'indagine aperta dalla Procura di Roma e quella interna disposta dall'Atac, ma l'ipotesi prevalente è che l'incendio sia stato causato da un cortocircuito all'impianto elettrico del mezzo. «Un bus del 2003, acquistato dall'allora sindaco Veltroni», si è giustificata in un primo momento l'assessore alla Mobilità di Roma, Linda Meleo, poi costretta a correggere il tiro spiegando di essere stata «mal interpretata» perché non intendeva in alcun modo chiamare in causa Veltroni. Facile anche per la sindaca Virginia Raggi nascondersi dietro l'età del parco mezzi Atac e accontentarsi del fatto che «gli incendi sono calati dallo scorso anno». «L'autobus che è andato a fuoco - dice la prima cittadina M5s - aveva 15 anni. Quello che abbiamo fatto dall'inizio è stato mettere in strada oltre 200 autobus, che non bastano. Quindi abbiamo stanziato 167 milioni di euro per acquistarne altri 600».
Quello di ieri è stato comunque l'ennesimo colpo ad un'azienda, controllata al 100 per cento dal Campidoglio, che sta attraversando una gravissima crisi finanziaria e che è impegnata in un difficile percorso di concordato preventivo in continuità presso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma, recentemente pure duramente sanzionata dall'Antitrust per aver prospettato un'offerta di servizi completamente diversa da quella in realtà offerta ai romani.
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