Il "falco" della Difesa? Ex dc lodigiano atlantista

Un attacco diretto e inedito alla scelta pro Nato di Roma

Il "falco" della Difesa? Ex dc lodigiano atlantista

Difficile definire «falco» Lorenzo Guerini, ex enfant prodige della Democrazia Cristiana lodigiana, arrivato al Pd passando dal Partito Popolare, la fucina per definizione dei moderati di centrosinistra. È cresciuto politicamente nell'ammirazione di Ciriaco De Mita e dentro la Dc ha coltivato la capacità di mediatore tra le correnti, senza mai identificarsi con una in particolare, già quand'era assessore democristiano della Dc a Lodi nei primi anni '90, guadagnando proprio per questa qualità il grado di capogruppo. È da sempre considerato, nel suo partito, un abile mediatore e «tessitore» di compromessi, abilità che gli sono valse l'appellativo di «Arnaldo», in considerazione delle riconosciute qualità dell'ex segretario Dc, Arnaldo Forlani. Formatosi all'oratiorio San Lorenzo di Lodi, «allevato a suon di testi sacri e classici mandati giù a memoria sotto l'ala di monsignor Luigi Fioretti - scrive Lettera43 -, ancora oggi ricordato da molti coetanei dell'ex sindaco come il più grande parroco della città». Poi all'università cattolica, tesi con Lorenzo Ornaghi (futuro rettore e ministro montiano) sul pensiero del filosofo partigiano Alessandro Passerin D'Entreves. Le passioni più estreme che ha sono quelle per Bruce Spreengsteen, U2 e Van Morrison. Oltre a quella avuta, qualche anno fa, per Matteo Renzi, conosciuto ai tempi dell'Anci. Per il resto va in bici (non ha la patente) e da qualche anno fa il ministro della Difesa, dopo essere stato presidente del Copasir.

Può essere più distante dall'ex dc Guerini l'immagine di «falco» e «ispiratore della campagna antirussa», affibbiatagli dal diplomatico Alexei Paramonov? Certo ai russi non sono andate giù le dichiarazioni atlantiste di Guerini, considerato tra i ministri più filoamericani degli ultimi governi in Italia. Su questo il ministro è sempre stato netto, come nell'ultima dichiarazione di pochi giorni fa: «L'Italia è fortemente impegnata e determinata a lavorare per supportare le decisioni assunte in seno all'Alleanza Atlantica». Non certo una dichiarazione di guerra a Mosca. E prima: «Putin ha perso una scommessa clamorosa: voleva meno Nato e invece oggi c'è più Nato ed un'Europa più unita. C'è la possibilità che la Russia e Putin puntino ad un gioco irresponsabile, a conseguire risultati militari per poi sedersi con più forza ad un eventuale tavolo. Siamo in presenza di un azzardo compiuto da Putin sulla pelle della popolazione ucraina». Poi l'Italia, e quindi la Difesa, ha fornito armi all'esercito ucraino (la lista degli armamenti è secretata ma si parla di sistemi anticarro Spike e antiaereo Stinger, mitragliatrici pesanti Browning e mortai).

Poi, quando il giorno della votazione in Parlamento sulle misure in favore dell'Ucraina l'ambasciata russa a Roma ha fatto recapitare ai parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa una dichiarazione di ministro degli Esteri russo Lavrov, Guerini ha commentato che quell'ingerenza «dà il senso dell'arroganza del regime russo». A Mosca se la devono essere segnata. E Arnaldo è diventato il «falco» che «ispira» la campagna contro la Russia.

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