Fassino vuole pagare 500 euro per chiudere il caso del profumo. "Ferito da tanta aggressività"

L'ex sindaco dem di Torino evita così l'accusa di furto di uno Chanel al duty free dell'aeroporto

Fassino vuole pagare 500 euro per chiudere il caso del profumo. "Ferito da tanta aggressività"
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«Tutta la mia vita fa fede della onestà della mia coscienza. E chiunque mi abbia conosciuto può testimoniare della assoluta correttezza e buona fede a cui ho sempre ispirato i miei comportamenti. Resta l'amarezza per l'aggressività, che mi ha molto ferito, con cui è stata trattata la vicenda». Piero Fassino (foto) chiude con una nota amara e un pagamento da 500 euro (circa quattro volte e mezzo il valore del profumo che sarebbe stato rubato al Duty Free, uno Chanel Chance da 130 euro) la spinosa vicenda - che ha suscitato grande clamore mediatico - che lo ha reso protagonista al Terminal 1 dell'aeroporto di Fiumicino. Quella che ha visto da un lato il deputato dem, ex sindaco di Torino, affermare con sicurezza: «Lo avrei pagato. Volevo solo rispondere al cellulare, ecco perché l'ho messo nella tasca della giacca». E però a metterlo in imbarazzo (e non solo) i video di sorveglianza agli atti dell'indagine della polizia aeroportuale e le testimonianze del personale del negozio, che non hanno avuto dubbi al momento della denuncia, per tentato furto da bancone, art.624 del codice penale, reato punito con la reclusione da 6 mesi a tre anni e multa da 154 a 516 euro.

La vicenda si avvia con ogni probabilità verso la conclusione. La palla è infatti ora in mano al giudice preliminare di Civitavecchia, che deciderà se accettare o meno la proposta del legale di Fassino, l'avvocato Fulvio Gianaria, di estinguere il reato di tentato furto con una riparazione pecuniaria di 500 euro. Il pm Alessandro Gentile ha già dato parere favorevole. L'episodio risale al 15 aprile scorso, quando il deputato ex sindaco di Torino stava aspettando il volo per Strasburgo per presiedere i lavori dell'Assemblea del Consiglio d'Europa. La riparazione pecuniaria è un istituto previsto dal Codice, che non equivale, tengono a precisare i legali, «una ammissione di colpa. Piuttosto che affrontare nuovamente una manfrina con i giornalisti per un profumo, questa ci pare la scelta migliore, è dettata anche dalla volontà di togliere ulteriore stress al mio assistito che ha già scontato la pena in anticipo». L'avvocato Gianaria ha spiegato infatti che questa vicenda ha molto provato «psicologicamente il mio assistito, è stato messo sotto tiro, se non si fosse chiamato Fassino nessuno ne avrebbe parlato; questa è una soluzione rapida e indolore, vediamo il giudice cosa deciderà».

Il legale ha anche smentito l'accusa di altri ipotetici furti da parte del parlamentare. «Questa - ha detto all'Ansa - è una storia che è nata all'inizio delle indagini da dichiarazioni mai riscontrate fatte all'interno del duty free ma non ci sono video che le provino».

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