Feltri, Caprotti, Terzi. La terna di Lega-Fdi che spariglia i giochi

I due partiti uniti puntano su una figura carismatica che possa guardare anche alla galassia antieuro

Feltri, Caprotti, Terzi. La terna di Lega-Fdi che spariglia i giochi

Vittorio Feltri, ex direttore del Giornale . Bernardo Caprotti, inventore di Esselunga. Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore ed ex ministro degli Esteri. Un giornalista fuori dagli schemi, un imprenditore controcorrente, una figura istituzionale ma fuori dagli schemi. Dovrebbe uscire da questa terna il nome del candidato per il Quirinale che oggi sarà presentato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, leader rispettivamente della Lega e di Fratelli d'Italia. I due ieri si sono concentrati sul profilo: una figura carismatica per l'area del centrodestra, un punto di riferimento della galassia antieuro. Un nome che naturalmente non ha nessuna possibilità di vincere la corsa alla presidenza, ma che serve a smascherare le liturgie della politica in politichese e a provocare anche quella parte dell'area moderata impastoiata nelle trattative con il Pd di Renzi.

Insomma, non solo una boutade , un nome buono per un titolo di giornale. Ma una suggestione, un nome che potrebbe e vorrebbe sedurre buona parte del centrodestra ancora senza un candidato di bandiera. Cosa accadrebbe se al primo scrutinio Feltri o Caprotti dovessero incassare la cinquantina di voti ascrivibili a Lega e Fdi oltre a qualche forzista non allineato? E se poi il pacchetto di voti dovesse crescere nella seconda e nella terza manche? Sicuri che sarebbe facile per Silvio Berlusconi obliterare il nome a quel punto in chiaro di Matteo Renzi se in corsa c'è un uomo certamente fatto per piacere al suo elettorato moderato?

In ballo c'è di più della corsa senza speranza di vittoria per il Quirinale. C'è l'indicazione di quello che potrebbe diventare un padre spirituale che faccia da trait-d'union per i due leader circaquarantenni (Salvini ne ha quasi 42, la Meloni appena 38), che a quel punto avrebbero la possibilità di realizzare davvero quello di cui si parla da tempo: una «Cosa» nero-verde, una federazione di aree alleate ma indipendenti unite da alcuni temi (la critica all'Europa delle banche, l'immigrazione) ma autonome sui rispettivi cavalli di battaglia. L'ispirazione c'è già: è la destra integralista ma rassicurante e piena di contenuti del Front National di Marie Le Pen. I dubbi quelli legati alla diversa scala dei due partiti: in questo momento sembrerebbe più un'annessione dei «fratellini» alla Lega che un ménage alla pari.

La mossa di Salvini e Meloni arriva nel giorno in cui entrambi i leader incontrano il premier Matteo Renzi nel suo giro di consultazioni. Colloqui da cui entrambi escono non particolarmente entusiasti. L'altro Matteo: «Renzi ha preso nota delle nostre richieste: per noi il nuovo presidente della Repubblica deve essere stato eletto dal popolo almeno una volta nella vita e non deve essere complice dei disastri europei e della nascita dell'euro. Se il candidato avrà questi requisiti un pensierino potremmo farlo. Siamo rimasti d'accordo che ci farà sapere qualcosa. D'altronde, lui ha i numeri, lui ha 400 voti mentre noi siamo piccolini. Se riusciremo a condizionare positivamente l'elezione del Quirinale saremo contenti». «Da Renzi - aggiunge la Meloni - solo liturgie da prima Repubblica.

Lui sta cercando evidentemente un presidente consenziente e non autorevole. Per protesta contro questo metodo vecchio, noi di Fratelli d'Italia saremo in piazza per fare scegliere simbolicamente agli italiani il presidente della Repubblica».

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