Finisce in farsa la rivolta dei vigili

Sono solo trenta su 767 i pizzardoni che rischiano sanzioni disciplinari dopo aver "disertato" a Capodanno

Finisce in farsa la rivolta dei vigili

RomaSulle assenze record dei vigili romani la notte di Capodanno rischia di passare, per quanto grottesca possa sembrare, la linea dell'epidemia di massa, rimbalzata anche con grande eco sulla stampa straniera. Altro che i licenziamenti paventati dal sindaco Ignazio Marino. L'inchiesta interna che avrebbe dovuto individuare chi tra i 767 vigili che non si sono presentati al lavoro il 31 dicembre aveva le carte in regola per restarsene a casa, starebbe per finire in una bolla di sapone. I procedimenti disciplinari, infatti, alla fine potrebbero essere al massimo una trentina. Molto meno dei 90 di cui si era parlato. Dunque soltanto il 5 per cento dei 571 pizzardoni risultati «malati» la notte di San Silvestro sarebbe destinato a finire sotto accusa e a rischiare lievi sanzioni (le restanti assenze erano state motivate da donazioni di sangue, assistenza a figli malati o a parenti disabili).

Questi sarebbero i numeri della relazione predisposta dal comando della polizia locale per il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Cifre ben diverse da quelle formulate finora e che avevano fatto pensare a una reazione dura da parte del Campidoglio nei confronti degli assenteisti, dopo che anche il premier Matteo Renzi era intervenuto a caldo promettendo via Twitter «di cambiare le regole del pubblico impiego». Anche se il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, assicura che le contestazioni disciplinari aumenteranno: «Il nostro ufficio sta valutando le prime 28 contestazioni a quei vigili che non hanno prodotto alcuna documentazione per la loro assenza, che aumenteranno man mano che arriveranno i nomi. Ovvio che il Comune dovrà attenersi alle leggi». Le norme attuali, però, pare offrano ai dipendenti gli appigli necessari per farla franca.

Per i fatti di Capodanno, infatti, il Comune avrebbe le armi spuntate e i sindacati conoscono bene il contratto e gli escamotage necessari per legare le mani agli ispettori. Il 31 gennaio, nonostante l'improvvisa diserzione di massa, il Campidoglio non ha inviato le visite fiscali. Forse non c'è stato il tempo di farlo, vista la giornata di festa. E non avrebbero dato esito le verifiche nei confronti degli 81 caschi bianchi che hanno fatto ricorso alla legge 104, dei 63 che hanno scelto proprio l'ultimo giorno dell'anno per andare a donare il sangue e degli altri che hanno usufruito di permessi. In pratica alla fine a rischiare saranno soltanto i pochi vigili, tra i 571 malati, accusati di non aver fornito in tempo utile i certificati medici all'amministrazione e quelli che non sono entrati in servizio nonostante fossero reperibili. Gli altri oltre 700 potrebbero passarla liscia. Non ci sarebbero gli strumenti legislativi per mettere in dubbio la loro buona fede. Eppure i dati della straordinaria epidemia di Capodanno, che ha colpito 767 vigili, risultano ancora più eloquenti se messi a confronto con quelli degli anni precedenti: nel 2013 i malati nella notte di San Silvestro sono stati 135, l'anno prima 132.

La previsione di un'inchiesta-flop non stupisce i sindacati, sempre più sul piede di guerra da quando la categoria è stata travolta da una campagna mediatica non proprio favorevole per i fatti di Capodanno. E che ha portato l'Ospol, uno dei sindacati più rappresentativi, a programmare uno sciopero nazionale il 12 febbraio. Il suo presidente, Luigi Marucci, se la prende con chi ha «lanciato fango contro i vigili» e prepara azioni contro chi ha vilipeso il Corpo. «La montagna ha partorito il topolino», denuncia invece il segretario della Uil Fpl di Roma e Lazio, Francesco Croce.

Certo è che nel pubblico i licenziamenti non sono cosa facile.

Come dimostrano i numeri di quelli disciplinari: nel 2013 (ultimo dato disponibile) sono stati licenziati 220 dipendenti, il 45 per cento dei quali per assenze ingiustificate. Non molti su un totale di 3,5 milioni di lavoratori statali. E se si considera che nel privato su 18 milioni di dipendenti ci sono circa 73mila licenziamenti l'anno.

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