Fiori, seta e velluto. Armani romantico sfila a porte chiuse

Prima lo stilista, poi anche Lavinia Biagiotti hanno deciso di non aprire al pubblico

Fiori, seta e velluto. Armani romantico sfila a porte chiuse

La differenza tra vedere e guardare è enorme: se vedi hai la percezione della realtà, se guardi non vai più in là dell'azione riflessiva del far attenzione a qualcosa o a qualcuno. La moda deve essere vista dal vivo, su questo non ci piove. Se per qualche ragione non puoi presenziare a una sfilata devi comunque parlarne come si suol dire «a ragion veduta». Ieri non è stato possibile per un civilissimo gesto di tutela della salute pubblica di Giorgio Armani prima e Lavinia Biagiotti poi.

Non è la prima volta che il più famoso dei nostri stilisti, il 12 marzo 1998 la prefettura di Parigi vietò l'ingresso al pubblico nel grande tendone eretto sul sagrato di Place Saint Sulpice per lo show che celebrava l'apertura del mega store Emporio Armani nel quartiere Latino. Fu uno scandalo senza precedenti e lui decise di fare ugualmente la sfilata davanti a una sola persona: l'inviata di moda del TG1.

Ieri nel celebre teatro di Tadao Ando non c'era proprio nessuno tranne le modelle e i cameramen che hanno trasmesso in streaming l'evento su tutti i social. A occhio e croce è stato un peccato non riuscire a capire se il velluto era sempre nero o se sfumava in qualche caso nel verde ottanio o nel blu dei fiori al centro della passerella. L'ispirazione di tutti i capispalla nel nobile materiale che Armani predilige saltava agli occhi: un felice mix tra il giustacuore da ussaro e la marsina militare che, dai tempi di Napoleone ai giorni nostri, è la cosa più elegante e romantica che una donna possa portare.

Sotto compaiono pantaloni o gonne longuette in seta tecnica stampata con grandi fiori che in botanica non esistono, aperti per non dire spalancati come le macchie del camouflage. I colori sembrano molto forti. Su tutti domina il rosa fuxia che sulla passerella di Armani si vede di rado.

Eppure stavolta un tratto di raso fuxia incornicia la spettacolare linea accostata al corpo delle piccole giacchine mentre quella del sublime pastrano di velluto nero è definita da tre fila di alamari. Gli abiti da sera dalla bellezza siderale agli utenti di Instagram strappano commenti tipo «si è superato» oppure «tirate fuori i soldi che qui c'è da comprare», tantissimi «wow» e centinaia di like.

Noi facciamo un salto sulla sedia perchè da qualche parte abbiamo già visto gli ultimi fulminanti vestiti dedicati alla Cina. Una nota della maison dice che sono un omaggio allo stile del Grande Paese effettuato con una selezione di look delle collezioni Giorgio Armani Privé per la primavera/estate 2009 e 2019. Per noi milanesi che abbiamo una piccola Whuan a 20 minuti da casa è un colpo al cuore, ma grazie a chi non pensa solo ai propri interessi in un momento così. Anche Lavinia Biagiotti sfila davanti a 50 persone del suo staff invece dei 600 invitati alla sfilata che si svolge come sempre al Piccolo Teatro.

Stavolta come sfondo del set c'è una vera quinta usata nell'89 per un'edizione de Il Trionfo dell'Amore di Marivaux che Laura Biagiotti ha fatto a suo tempo restaurare. La collezione del prossimo inverno è la più bella che si sia vista da molti anni con un interessante passaggio dal logo al logos, ovvero alla scritta Be Green su sciarpe e capi in cashmere riciclato.

Alle stampe a fiori fanno da contraltare le fantasie maschili con qualche punto di riferimento bianco, colore feticcio del brand. Missoni punta invece alle fantasie geometriche e anche in questo caso si tratta di una collezione eccezionale che ci tocca perdere per via degli orari proibitivi. Fila aveva invece un timing perfetto oltre che un ospite come Reiunholf Messner in sala, ma l'esplosione dei problemi legati al coronavirus in Lombardia ci tiene lontani da una collezione dedicata ai miti della montagna.

Vediamo invece CGDS alla vigilia della

fashion week godendoci i colori del tramonto sul golfo di Napoli e la gonna degna della regina Carolina di Borbone, le felpe con le cifre ricamate tra foglie di marijuana: un modo di fare streetwear che mixa pop e poesia.

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