Nuove condanne per lo scandalo dei candidati inseriti a loro insaputa nella lista civica “Napoli Vale” che, nel 2016, quando si svolsero le elezioni amministrative nel capoluogo campano, sosteneva il candidato sindaco del Pd, Valeria Valente, che ha sempre affermato di non essere a conoscenza dell’accaduto. Giunge all’epilogo la vicenda delle firme false per le candidature “fantasma”, con alcuni patteggiamenti e una condanna da parte del giudice per le udienze preliminari, Chiara Bardi.
L’attuale capogruppo del Pd al Comune di Napoli, Aniello Esposito, così come Antonio Borriello, uomo di spicco dei democratici partenopei, hanno patteggiato sei mesi di condanna, mentre Gennaro Mola, compagno di Valeria Valente e coordinatore della campagna elettorale, ha, invece, patteggiato un anno. Renato Vardaro, dirigente del Partito democratico e stretto collaboratore di Mola in occasione delle elezioni, che ha scelto il processo con rito abbreviato, è stato condannato a dieci mesi.
L’inizio del procedimento giudiziario risale al 2017, in seguito alla denuncia da parte della madre di una ragazza disabile. La donna si rivolse alle forze dell’ordine dichiarando di aver scoperto che la figlia down era stata candidata a sua insaputa nella lista “Napoli Vale”. Lo scorso mese di febbraio aveva già patteggiato sei mesi davanti al giudice per le udienze preliminari Claudio Sabella un altro indagato, l’ex consigliere comunale Salvatore Madonna.
I giudici sono riusciti a ricostruire l’intera vicenda grazie ad una perizia grafologica.
Gli interessati, uomini del Pd napoletano, compilavano a penna i modelli per le candidature, precedentemente segnati su foglietti volanti, inserendo persone che non erano a conoscenza del fatto di essere state inserite in lista. Nove, in totale, i nominativi dei candidati ignari, compresa la giovane disabile, la cui denuncia ha dato il via al processo a carico dei politici del Pd di Napoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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