Kherson è uno spartiacque nel conflitto in Ucraina, perché ci sarà un prima e un dopo. Da oggi la guerra entra in una nuova dimensione, ma resta al momento poco comprensibile se festeggiare per la controffensiva di Kiev, e una quasi ammissione di resa da parte del Cremlino, o temere che l'orso di Mosca, ferito, possa assestare una zampata dalle conseguenze irreparabili. L'entourage di Zelensky è su di giri, e il ministro degli Esteri Kuleba parla di «una lotta di liberazione che andrà avanti sulle ali dell'entusiasmo. Tutti vogliamo che questo conflitto finisca il prima possibile, ma finché vedremo la Russia mobilitare altri uomini e portare più armi in Ucraina, continueremo».
Mosca manda in avanscoperta il solito Medvedev, che in un post su Telegram ammonisce: «Ci riprenderemo tutti i territori russi, non abbiamo ancora utilizzato tutto il nostro arsenale di possibili armi di distruzione». Tra le righe si legge un riferimento piuttosto inquietante alle testate nucleari tattiche, che nelle intenzioni dei russi dovrebbero servire allo scopo di bloccare Usa e Nato e ottenere condizioni favorevoli nell'ambito del conflitto. Secondo quanto emerge da un rapporto dei servizi di sicurezza della Polonia, ripreso dal quotidiano Rzeczpospolita, il ministro della Difesa russo Shoigu avrebbe proposto di rispondere alla liberazione di Kherson con un'azione che scioccherebbe l'Ucraina, spingendola a chiedere la pace. Sempre gli 007 di Varsavia sostengono che Mosca potrebbe rispondere alla sconfitta lanciando un massiccio attacco missilistico tra il 15 e il 16 novembre (ordinato un lotto aggiuntivo di missili ipersonici Zirkon), nei giorni del G20 di Bali. Vertice al quale Putin non parteciperà, inviando in Indonesia il ministro degli Esteri Lavrov.
Intanto a Kherson la gente si è riversata per le strade e nelle piazze, cantando e sventolando il vessillo gialloblù, ma le autorità restano sulla difensiva, impongono il coprifuoco, ed esaminano la città metro per metro. E mentre la polizia ha aperto 53 procedimenti penali per crimini di guerra commessi nella regione (a Mykolaiv scoperta una stanza per le torture), l'esercito effettua operazioni di messa in sicurezza nelle aree periferiche. Di fatto sul campo gli invasori non si sono completamente arresi. Il portavoce dello Stato maggiore ucraino Vladyslav Seleznyo riferisce che sono almeno 10mila i soldati russi rimasti sulla riva destra del fiume Dnepr dopo il ritiro della maggior parte degli uomini sulla sponda sinistra. «Una parte di queste truppe sta rispondendo al fuoco, altri stanno cercando di sfondare le nostre linee, altri ancora sono rimasti nella regione in abiti civili. La riva destra del Dnepr deve essere liberata, ci vorrà del tempo». Nel frattempo Genichesk, città portuale che si trova sulla costa del Mar d'Azov, è stata designata dai russi come nuova capitale dell'oblast. C'è aria di smobilitazione anche a Kakhovka, 70 km a nord di Kherson, sede del più importante impianto idroelettrico. In tutto, parola di Zelensky, sarebbero stati liberati 60 insediamenti della regione. «Sarà lo stesso a Henichesk e Melitopol. Arriveremo anche in tutte le nostre città e villaggi del Donbass», ha detto in tv in serata. Donbass che in questo momento è presidiato da circa 130mila soldati nemici.
Nella 262esima giornata di combattimenti, l'esercito di Mosca ha colpito con l'artiglieria pesante più di 50 volte i distretti di Nikopol, Dnipropetrovsk e Sumy. Duri combattimenti nella regione orientale di Kharkiv. Gli invasori non hanno esitato a bombardare civili negli insediamenti di Kupiansk e Chuhuiv. Le forze di difesa hanno colpito l'area degli occupanti a Girske, nella regione di Luhansk, annientando un battaglione.
Un missile Iskander-K, armato di proiettili a grappolo, ha investito Zaporizhzhia. In serata immagini satellitari hanno mostrato che la flotta russa del Mar Nero ha smesso di pattugliare la costa di Sebastopoli e il porto della città.
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