Almeno questo pensiero, Attilio Fontana - il governatore lombardo, da settimane in prima linea nella battaglia contro il coronavirus - se lo potrà togliere. Mentre il presidente della regione più colpita dall'epidemia dirigeva la macchina dell'emergenza, la Procura della Repubblica continuava infatti ad indagare su di lui per abuso d'ufficio, accusandolo di avere piazzato un suo amico e collega di studio, l'avvocato Luca Marsico, in un organismo regionale di controllo. È una accusa che Fontana e il suo difensore, l'avvocato Jacopo Pensa, hanno sempre respinto fin dal primo interrogatorio. E dopo dieci mesi di indagini, anche la Procura è arrivata alla stessa conclusione: non c'è stato nessun reato, l'inchiesta va archiviata perché l'incarico andato a Marsico rientra nella categoria degli atti fiduciari. Sarà ora il giudice preliminare a formalizzare la chiusura del procedimento.
A risultare particolarmente indigesto a Fontana era il contesto in cui la Procura lo aveva tirato in ballo: i pm erano arrivati a indagarlo partendo da una intercettazione della inchiesta «Mensa dei poveri» che riguardava corruzioni e infiltrazioni malavitose in alcune amministrazioni locali lombarde. Il presidente si era trovato così inquisito insieme a faccendieri e pregiudicati, nonostante la vicenda che lo riguardava (emersa casualmente dalla telefonata di un indagato) non avesse nulla a che fare con i reati contestati alla cricca.
Le intercettazioni raccontavano che effettivamente a Fontana stava a cuore la nomina di Marsico. Ma che l'assegnazione dell'incarico potesse costituire un abuso d'ufficio era così dubbio che gli stessi pubblici ministeri, con un provvedimento quantomeno inconsueto, avevano dovuto affidare una consulenza ad un esperto di diritto amministrativo per analizzare a fondo il quadro normativo. Nel frattempo però l'inchiesta andava avanti, e all'inizio del novembre scorso la Procura aveva mandato la Guardia di finanza a Palazzo Lombardia per acquisire nuovi elementi a carico del governatore.
Ora gli inquirenti hanno dovuto prendere atto di non avere niente in mano. E che a questo punto è giusto permettere a Fontana di continuare la sua fatica senza avere addosso l'ombra del sospetto di un reato. Così ieri è il procuratore capo.
Francesco Greco, a rendere nota ufficialmente la richiesta d'archiviazione del fascicolo a carico del governatore. «Ero convinto - commenta Fontana - che la professionalità e la competenza con cui i procuratori hanno condotto l'indagine avrebbe portato a questo esito. Sono contento».
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