È il motore del nostro sistema produttivo, un volano per l'economia d'impresa. L'export tricolore rappresenta una delle voci più importanti del nostro bilancio: tutelarlo significa dunque difendere noi stessi, la nostra competitività. Si fa presto però a dire made in Italy, ben più coraggioso è invece investire sulle eccellenze nostrane pur nelle complessità dell'attuale momento.
Alcune delle principali realtà impegnate in questa sfida si sono confrontate ieri a Verona durante l'evento organizzato da Il Giornale nell'ambito del proprio cinquantenario. Amplia (Autostrade per l'Italia), Philip Morris International, Filiera Italia e Banco Bpm hanno così condiviso il loro approccio virtuoso al tema, puntando l'attenzione sulle ricette necessarie a tenere alto il valore delle nostre esportazioni.
Prima fra tutte: mai adagiarsi sugli allori. «Il record dell'export agroalimentare, 64,4 miliardi di euro, è stato raggiunto nel 2023, un anno nel quale l'inflazione e gli ostacoli geopolitici non sono mancati. Quindi possiamo stare tranquilli? No, dobbiamo rilanciare. Infatti andremo in America a raccontare quello che siamo: affidabilità, sicurezza, ma anche sostenibilità e salute con i prodotti della nostra dieta», ha scandito Luigi Scordamaglia (ad di Filiera Italia). «Vogliamo distinguerci, lo diremo a tutti nel mondo», ha aggiunto. A valorizzare le esclusività italiane è stata anche una multinazionale come Philip Morris. «Abbiamo basato sul made in Italy la nostra trasformazione aziendale e la visione di un futuro senza fumo, con grandi investimenti dal coltivatore al consumatore. Con Coldiretti tuteliamo la filiera. Nel nostro stabilimento di Bologna sviluppiamo talenti, gli stranieri vengono a studiare il nostro modello», ha raccontato Cesare Trippella (Head of Leaf Eu Philip Morris International). Il manager ha poi toccato un tasto fondamentale: «Crediamo in una sostenibilità di buon senso, con obiettivi chiari, semplici e raggiungibili». E nel dibattito, condotto dal vicedirettore de Il Giornale, Osvaldo De Paolini, con Hoara Borselli, è emersa la necessità di una sostenibilità «senza ideologie». Un ulteriore ingrediente lo ha aggiunto Stefano Susani (ad di Amplia). «La nostra sfida è tenere in movimento le autostrade mentre le trasformiamo, questo avviene con soluzioni che in Europa non ci sono e che quindi abbiamo sviluppato con le nostre imprese. Abbiamo strumenti e materiali sviluppati in Italia e dall'estero iniziano a venire da noi per capire come facciamo», ha testimoniato il manager.
E il ruolo delle banche? Domenico De Angelis (condirettore generale Banco Bpm) è illuminante: «La grande qualità dei nostri imprenditori nell'export l'abbiamo vista anche in una situazione internazionale complessa. Come banca abbiamo realizzato e sostenuto la rivoluzione industriale italiana. E incentiviamo molto la continuità aziendale, anche con soluzioni specifiche. Dobbiamo quindi dare coraggio alle nuove generazioni e stimolare la diversificazione».
Tra i più appassionati e seguiti, l'intervento di De Angelis ha spaziato anche sulla necessità di ricostruire la catena del valore all'interno dell'azienda «per stimolare una sorta di rinascita del sogno e la voglia di competizione tra i nuovi assunti». Il Made in Italy è già aperto al futuro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.