"Francesco vorrebbe andare a Kiev. Ma non c'è predisposizione alla pace"

Il coordinatore del "C7" dei cardinali: "Il momento non è adatto"

"Francesco vorrebbe andare a Kiev. Ma non c'è predisposizione alla pace"

Il cardinale Óscar Andrés Rodriguez Maradiaga è il coordinatore del consiglio dei cardinali, il «C7», che coadiuva il Papa nel governo della Chiesa Universale. «Nelle nostre riunioni di questi giorni in Vaticano abbiamo anche parlato della guerra in Ucraina - racconta il porporato a Il Giornale - il Santo Padre è molto preoccupato, vorrebbe andare a Kiev ma forse non è questo il momento giusto perché non c'è una predisposizione alla pace...».

Eminenza, a proposito della guerra, cos'è venuto fuori dalle vostre riunioni?

«Ci sono tante questioni diplomatiche in atto e posso dire che la Santa Sede non sta ferma a guardare. Purtroppo i media di tutto il mondo non hanno dato copertura adeguata alle attività dei cardinali Krajewski e Czerny che sono stati inviati dal Papa in Ucraina. I loro non erano soltanto dei viaggi... Ma tutta la Chiesa sta lavorando, si pensi alla Polonia, alla Germania, a tanti Paesi europei che aiutano con generosità chi fugge da questa guerra folle e insensata».

Il Papa ha detto che un suo viaggio a Kiev è sul tavolo ma che è necessario capire se è possibile andare.

«Lui sarebbe certamente disposto ad andare, ma vedendo gli sviluppi sul campo forse questo non è il momento adatto, perché non c'è una predisposizione a trovare la pace. La conquista dei territori è la sola logica dominante al momento e questo colpisce non soltanto l'Europa».

In che senso?

«Nel senso che è in atto una guerra mondiale. E il Papa lo dice da tanto tempo. Le guerre non sono fatte solo di bombe e missili, la distruzione adesso è ovunque nel mondo: si pensi all'inflazione, ai rincari del petrolio o del gas, dovuti a questo conflitto. E chi ne paga le conseguenze? I più poveri! E poi, come si ricostruirà l'Ucraina dopo la distruzione? Con quali soldi? E i morti? Tante famiglie hanno perso i loro cari per il capriccio di una persona. Siamo nel XXI secolo, cose del genere non sono più accettabili».

Ci sono però anche altri tipi di guerre di cui avete parlato col Papa, ad esempio la questione climatica.

«Ne abbiamo parlato in vista del summit COP27 che si terrà in Egitto a novembre. Non è un problema marginale, è un'altra guerra perché c'è molta indifferenza sul riscaldamento globale. Si deve far leva sulle coscienze del popolo di Dio, non sono solo slogan green, è una vera emergenza».

Con la nuova Costituzione Apostolica della Santa Sede, la riforma, che entrerà in vigore il prossimo giugno, il C7 avrà concluso il suo compito e cesserà di esistere?

«Non penso proprio che finirà: già dalla sua nascita, nel 2013, il Papa ha detto che questo è un consiglio permanente per discutere periodicamente di tanti temi. E dunque allo scadere del nostro secondo quinquennio pensiamo che il Santo Padre continuerà a nominare altre persone in questo gruppo di lavoro».

Il problema al ginocchio del Papa mette a rischio il governo della Chiesa?

«Assolutamente no. Il Papa è una guida solida e quello del ginocchio è un problema risolvibile. La Chiesa non si governa con i piedi ma con la testa e la sua è chiarissima e lucidissima».

Avete

pregato insieme anche per la pace?

«Certamente! Noi tutti, come persone di fede, dobbiamo continuare a pregare perché la preghiera può far sì che i cuori induriti dall'odio possano avere più sentimenti di umanità!».

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