L’inchiesta dell’Espresso è deflagrata come una bomba a mano nel bel mezzo di una rissa, esasperando lo scontro interno alla maggioranza divisa sull’affaire Siri tra il garantismo di Salvini e il giustizialismo di Di Maio. Si parla di “pressioni” esercite dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, sull’ex presidente e ad dell’Ama, Lorenzo Bagnacani, e sull’intero consiglio d’amministrazione della partecipata per chiudere il bilancio “in passivo, mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali”.
La prova sarebbe contenuta in alcuni audio ma anche in centinaia di conversazioni su Telegram e WhatsApp che lo stesso Bagnacani avrebbe depositato presso la Procura di Roma assieme all’esposto sulla mancata chiusura del bilancio aziendale 2017. Si parla di crediti “certi, liquidi ed esigibili” che ammonterebbero a 18 milioni da sottrarre alle casse della municipalizzata con l’unico obiettivo, secondo l’ex ad, di portare i conti in rosso, sebbene il bilancio fosse in utile di oltre mezzo milione di euro.
Il quadro sarà più chiaro domenica, quando uscirà il numero dell’Espresso e gli scambi tra la prima cittadina e Bagnacani, silurato a febbraio scorso proprio dalla Raggi, verranno divulgati integralmente. Per ora le anticipazioni permettono comunque di ricomporre il quadro degli eventi e di scorgere una grillina inedita, imperiosa, che con risolutezza ordina a Bagnacani di “modificare il bilancio come chiede il socio”. E alle richieste di chiarimento replica: “Non devi valutare, se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare”. Non sono ammesse considerazioni di nessun tipo. L’imperativo è categorico: “Devi cambiare comunque, anche se ti dicono che la Luna è piatta”.
È il racconto di un sindaco che fa la voce grossa ma, come annota il periodico, appare in realtà asservito agli input della sua struttura tecnica, al dg Giampaoletti, vicino a Luca Lanzalone, e all’assessore al Bilancio e alle Partecipate, Gianni Lemmetti. Bagnacani non esita ad esternare le sue perplessità di fronte a quelle richieste “squalificate”. Per ottenere la collaborazione del manager, la Raggi, sembra disposta a tutto. Persino a promettergli un prestito in favore di Ama da ben 205 milioni di euro (“così ti levi dalle palle le banche”). Le conversazioni rese pubbliche sinora sono tre, una del 30 ottobre e due del 26 novembre 2018. Nell’ultimo scambio, la prima cittadina ammette: “La città è fuori controllo, i romani vedono la merda, se aumento la Tari, la mettono a ferro e fuoco. Altro che gilet gialli”.
Bagnacani però non si lascia persuadere (“Virginia, così ci beccano, non possiamo fare quello che non può essere
fatto”). Il resto è storia e si conclude con il licenziamento dell’ad. Al suo posto, adesso, potrebbe subentrare un uomo più “fedele” a Virginia: l’avvocato Pieremilo Sammarco, ex dominus del sindaco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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