Confrontata con preoccupanti sondaggi che mostrano il calo inesorabile dell'adesione alle idee del Front National (dal 33% del 2016 al 24% di oggi), Marine Le Pen si è presentata al congresso del partito sovranista francese di cui è la guida incontrastata con l'imperativo di portare nuove proposte per invertire la tendenza.
Il cambiamento principale - che dovrebbe essere annunciato oggi - consisterà nel cambio del nome, a rimarcare un taglio con un passato vissuto almeno in parte come una imbarazzante zavorra. Ma tanto per cominciare, come colpo di teatro la Le Pen ha dato il benvenuto sul palco di Lille, nel Nord post-industriale e impoverito della Francia dove è più massiccio il consenso per l'Fn, a Steve Bannon.
Il capo dell'Alt Right, l'estrema destra americana, ed ex stratega del presidente Donald Trump, ha pronunciato un infiammato discorso davanti ai delegati del Front, all'inizio del quale ha definito «i media dell'establishment» come «i cani da guardia del sistema». Bannon ha invitato i suoi entusiasti ammiratori francesi a «lasciare che vi diano dei razzisti o degli xenofobi, anzi portatelo come una medaglia». Ha sostenuto che negli Stati Uniti è stata la classe media a ribellarsi al declino e che lo choc palesato dai media americani di fronte ai risultati delle presidenziali ha dimostrato la loro cecità di fronte al cambiamento incarnato da Trump.
Bannon ha invitato il Fn a credere che anche in Francia possa accadere la stessa cosa, e ha citato l'esempio dell'Italia, «dove hanno trionfato la Lega e il Movimento 5 Stelle che contestano la politica delle elite di Roma e di Bruxelles». L'ospite americano ha concluso citando Donald Trump - che pure da tempo lo ha messo alla porta per insanabili divergenze - che ripete come un mantra «basta con i mondialisti» e si è detto certo che «la contrapposizione destra-sinistra appartiene al passato, la Storia è dalla nostra parte e andremo di vittoria in vittoria».
Al momento, però, questo fulgido destino non sembra sorridere al Front National, che si appresta quindi a ribattezzarsi per rendere più appetibile agli elettori francesi la propria offerta politica. Non sembra però di intravedere, almeno a giudicare dai contenuti degli interventi dei delegati giunti a Lille dai quattro angoli della Francia, significativi cambiamenti di sostanza.
I delegati hanno difeso la famiglia tradizionale, il lavoro e i prodotti del territorio, il ritorno dell'uniforme nelle scuole, il rispetto per la bandiera e l'inno nazionale e tutti i soliti rispettabilissimi temi del conservatorismo nazionalista. Oggi parla Marine Le Pen e forse s'inventerà qualcosa di nuovo. Forse.
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