New York. Kabul come Saigon. Dinanzi alla drammatica accelerazione dei talebani, che si sono impadroniti ormai di oltre la metà dei 34 capoluoghi afgani, non c'è commentatore che in queste ore non evochi l'umiliante parallelo con la fine di un'altra guerra durata vent'anni, quella del Vietnam. Mentre Joe Biden è nella bufera per quella che si preannuncia come una vera disfatta, l'amministrazione Usa ha inviato 3mila militari nella capitale per garantire la sicurezza del personale diplomatico e di tutti i cittadini che si trovano nel Paese, e altri 4mila e più saranno dispiegati nella regione del Golfo Persico.
La stessa misura è stata adottata dal governo britannico - come ha annunciato il ministro della Difesa Ben Wallace - che invierà 600 militari. Intanto il premier Boris Johnson ha convocato ieri una riunione straordinaria del comitato di emergenza Cobra, organismo che si occupa di dossier urgenti relativi alla sicurezza nazionale. Johnson ha detto che il Regno Unito deve restare «estremamente fiero» di quanto fatto nei 20 anni di presenza militare in Afghanistan a fianco di Usa e altri alleati Nato, ma il ritiro era inevitabile dopo la decisione della Casa Bianca, e al momento «non c'è soluzione militare» di fronte all'avanzata dei talebani. Durante la riunione è stato confermato l'impegno per trasferire nel Regno pure i collaboratori afgani che hanno lavorato per le forze britanniche, oltre alla decisione di far rientrare «una vasta parte» del personale diplomatico a Kabul.
Scelta simile a quest'ultima arriva anche da Berlino, dove il ministro degli Esteri Heiko Maas ha comunicato la riduzione della presenza del personale diplomatico nella capitale afgana «al minimo necessario». Washington, da parte sua, potrebbe presto spostare l'ambasciata Usa nell'area dell'aeroporto di Kabul, oltre a tagliare drasticamente - riporta il Wall Street Journal - il personale della sede. E a Roma, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito telefonicamente il presidente del Consiglio Mario Draghi: secondo i media, durante il colloquio è stata ribadita la necessità di procedere con la massima attenzione per mettere in sicurezza anche il personale dell'ambasciata italiana nella capitale. Alla luce del drammatico deterioramento della situazione ieri si è tenuta anche una riunione urgente della Nato a Bruxelles, al termine della quale il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha affermato che «il nostro obiettivo resta quello di sostenere il più possibile il governo afgano e le forze di sicurezza». «La Nato manterrà la sua presenza diplomatica a Kabul e continuerà ad adeguarsi secondo necessita», ha proseguito, sottolineando come «i talebani debbano capire che non saranno riconosciuti dalla comunità internazionale se prenderanno il paese con la forza». Mentre dal Palazzo di Vetro dell'Onu, a New York, «il segretario generale Antonio Guterres segue con profonda preoccupazione gli sviluppi». «Ci auguriamo che le discussioni di questa settimana a Doha tra i rappresentanti del governo afgano e dei talebani, insieme agli inviati regionali e internazionali, ripristinino il percorso verso una soluzione negoziata del conflitto», ha sottolineato il portavoce Dujarric.
E a Washington, Biden è sempre più sotto attacco: «Grazie alla sua decisione si è passati in poche settimane da una
situazione imperfetta ma stabile a un caos e un'emergenza globale», hanno tuonato i repubblicani. Non ha mancato di farsi sentire neppure l'ex presidente Donald Trump, che in un'email ha parlato di «tragico pasticcio in Afghanistan».
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