Un'ordinaria giornata di guerra, tra bombe ed evacuazioni. Ieri nell'ex acciaieria Azovstal, alla periferia di Mariupol, i russi sono tornati a colpire pesantemente dopo che i pullman con decine di civili avevano lasciato la struttura. In serata è scoppiato anche un incendio visibile da tutta la città, come riferisce il vicecomandante del reggimento Azov, Svyatoslav Palamar 'Kalynà su Telegram. «I difensori ucraini del reggimento Azov sono vivi, ma vengono bombardati», ha detto. Un segnale chiaro che nell'ottica russa liberare Azovstal degli innocenti è solo un pretesto per bombardare con maggiore violenza, anche se secondo Denys Shleha, comandante della 12esima Brigata, dentro la fabbrica ci sarebbero ancora circa 200 civili, inclusi 20 bambini, che si cercherà di mettere in salvo nelle prossime ore.
Ieri è stato il giorno dei racconti di chi dentro Azovstal ha trascorso molte settimane. «Non ci posso credere dopo due mesi di buio», ha detto Natalia Usmanova quando è arrivata nel villaggio di Benzimenne, nella parte dell'Ucraina orientale sotto il controllo russo. «Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura. Quando siamo saliti sul bus ho detto a mio marito: non dovremo più andare al bagno con una torcia elettrica? Non dover usare un sacchetto o un cestino?». La donna racconta: «Quando bombardavano ho all'uscita del rifugio antiaereo, in cima a una scala, non si riusciva a respirare perché non c'era abbastanza ossigeno. Avevo paura anche di uscire e respirare un po' di aria fresca». Secondo Mosca domenica sono stati evacuati 69 civili che hanno scelto di raggiungere il territorio controllato dalle forze ucraine, mentre altri 57 hanno preferito rimanere nell'autoproclamata repubblica filorussa di Donetsk. Ieri è saltata una prevista evacuazione di Mariupol.
Sangue anche in altre parti dell'Ucraina. A Odessa sono segnalati morti e feriti dopo un bombardamento missilistico russo su un edificio religioso. Tra le vittime anche dei giovanissimi. «A seguito dell'attacco missilistico nella regione di Odessa, un bambino di 15 anni è morto e una ragazza di 17 anni è rimasta gravemente ferita. Questo secondo i dati preliminari, perché le vittime potrebbero essere di più», ha detto il capo dell'amministrazione statale regionale di Odessa, Maksym Marchenko. Attacchi russi anche a Kherson, sempre nel Sud del Paese. Kiev denuncia l'utilizzo da parte dei russi di bombe a grappolo nella periferia di Mykolaiv, che avrebbero provocato danni solo a edifici e cortili. Anche l'esercito ucraino ha messo a segno qualche colpo: due navi d'assalto Raptor sono state affondate vicino all'isola dei Serpenti, nel Mar Nero, da un drone Bayraktar. Nelle ultime 24 ore le unità di difesa aerea hanno colpito dieci droni Orlan-10, due carri armati, 17 sistemi di artiglieria e 38 unità di veicoli corazzati da combattimento. Ieri abbattuto anche un drone nei cieli di Odessa. Nella notte due forti esplosioni a Belgorod, città russa vicina al confine ucraino: secondo il governatore Vyacheslav Gladkov, non si sarebbe però trattato di un raid ucraino, bensì di «missioni di combattimento della nostra aviazione militare nell'ambito dell'operazione speciale».
Al 68° giorno di guerra sono ormai chiare le difficoltà dell'esercito russo che, come registra l'ultimo aggiornamento del ministero della Difesa di Londra «all'inizio del conflitto aveva oltre 120 gruppi tattici di battaglione (Btg), circa il 65 per cento della sua intera forza di terra da combattimento» mentre ora «più di un quarto di queste unità non è in grado di combattere».
Restano però numeri orribili: secondo un conteggio certamente al ribasso dell'Ufficio dell'Onu per i diritti umani (Ohchr) sono 3.153 i civili uccisi in Ucraina dal 24 febbraio. Secondo Kiev, tra i bimbi ci sarebbero 219 morti e 405 i feriti.
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