Il fuoco «amico» sulla Consulta che ci difende

Ieri la Corte costituzionale si è svegliata, ed è uscita dalla sua fortezza. L'ha fatto con un'intervista spaventata del suo presidente Alessandro Criscuolo. Quelle dei suoi predecessori erano state di tutt'altro tenore. Costoro parlavano come se tenessero in testa il cappello dall'alto pennacchio piumato e non scendevano da cavallo. Alessandro Criscuolo parlando con Aldo Cazzullo sulla prima pagina del Corriere della Sera ha tutt'altro tono. È un'intervista difensiva. Cerca alleati. Prova a rompere l'accerchiamento.

È il segnale di una gravissima crisi istituzionale non ancora giunta al diapason. In passato (...)

(...) la Consulta è stata oggetto di critiche sferzanti da parte di Silvio Berlusconi. Ma non hanno mai messo in discussione la legittimità di questo organo costituzionale. Denunciavano la sua composizione squilibrata, a causa della stratificazione di scelte da parte di presidenti della Repubblica che dal 1992 sono di sinistra che l'hanno preordinata a censurare qualsiasi legge incisiva provenisse dal centrodestra. Il governo Berlusconi ha dovuto fare i conti con uno squilibrio esagerato, per cui prevaleva enormemente il peso del contropotere rispetto al potere dato dal popolo sovrano al governo legittimamente eletto.

Adesso siamo in un altro film. La Corte costituzionale con la sentenza sull'indicizzazione delle pensioni, oggi è l'unico contropotere residuo dinanzi all'occupazione totalitaria del potere da parte del Giglio carnivoro. Questo stato di cose peggiorerà con l'abrogazione di fatto del Senato e con una legge elettorale cucita su misura per le ambizioni di Renzi.

Ora la Corte costituzionale sta subendo un assalto di ogni genere, diretto e indiretto, poiché ha osato scompigliare i piani del presidente del Consiglio. Ha avuto troppo coraggio nel considerare come sacro il diritto delle singole persone, mettendo in secondo piano il disegno politico di un esecutivo proteso a conservare solo se stesso. Adesso i giudici sentono le cannonate addosso alle sue spesse mura, e devono scegliere se situarsi nella sala d'oro dei cortigiani di rango, o esercitare un ruolo di scomoda responsabilità verso la democrazia di questo Paese.

Nella sua intervista al Corriere della Sera , Criscuolo non ha solo dovuto ricordare l'abc della nostra Carta fondamentale. Ma anche l'onorabilità dei giudici, colpiti oggi sotto la cintura, con la regia non tanto segreta di Renzi. Fa tristezza leggere la difesa d'ufficio: «La Corte non fa parte della casta». O ancora: «Questa non è Paperopoli». Se una delle più alte cariche della Repubblica è costretta a rispondere alla gogna mediatica, ripresa vigorosamente dopo aver rotto le uova al governo, non c'è grande speranza per il futuro dell'Italia. A questo hanno portato le continue invocazioni da parte di Palazzo Chigi a «cambiare verso», nell'asfaltare tutto ciò che impedisce il pieno dispiegamento della propria volontà di potenza.

Pochi cercano di ristabilire la verità delle cose. I tg della Rai? Figuriamoci. Esempio. Nella sua conferenza stampa Matteo Renzi aveva promesso: «Il rimborso sarà garantito a 3,7 milioni di persone: da un minimo di 278 a 750 euro». Oggi scopriamo che il rimborso massimo sarà di 635,8 euro lordi. Per un netto pari a poco più di 500 euro. E che l'asticella finale, che circoscrive la platea dei possibili beneficiari, è pari a un lordo di 37.700 euro annui. Un netto mensile di circa 2.000 euro. E questi, secondo quel misto di classismo e di buonismo renziano, sarebbero i «nuovi ricchi»!

Stiamo dalla parte della Consulta, che ha guardato ai pensionati italiani con il rispetto che meritano, dopo una vita di duro lavoro. E contro chi cerchi di prenderli in giro, millantando un bonus che ha, invece, i connotati di una vera e propria rapina. Il risparmio per i conti pubblici, dovuti al blocco delle indicizzazioni per gli anni 2012 - 2013, è stato pari a 18 miliardi circa. Il rimborso complessivo sarà invece pari solo a 2,2 miliardi. Ne deriva che i pensionati italiani, nel loro complesso, hanno garantito un prelievo extra di oltre 16 miliardi di euro. Pari a un punto di Pil.

Ci piacerebbe pertanto che questo riconoscimento fosse loro tributato.

Invece di assistere alle continue minacce da parte di alcuni esponenti del governo - a partire dal presidente dell'Inps, Boeri - che invocano nuovi sfracelli contro questa o quella categoria. Salvo salvaguardare i baby pensionati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica