Il futuro dell'Ucraina non si decide solo sui campi di battaglia. E giornate come quella di ieri sono fatte apposta per ricordarlo. Dalla sua nascita il Paese è tra i più corrotti d'Europa: nella classifica 2021 di Transparency era alla posizione numero 122 (la Russia, dove la corruzione è endemica, era di poco indietro, al gradino 136).
Al momento dell'invasione di Mosca, i capiclan della disfunzionale politica locale, da Petro Poroshenko a Julia Timoshenko, siglarono ,secondo la narrazione ormai consolidata, un patto di unità nazionale con il presidente in carica Volodymyr Zelensky. Anche la corruzione, come la politica «politicienne», si trasformò in un problema trascurabile di fronte alla necessità esistenziale di sopravvivere.
Ora l'istituzionalizzazione del conflitto pone questioni nuove. Fino a quando potrà durare la precaria union sacrée? A quali logiche obbedisce il repulisti politico-burocratico annunciato ieri? Solo ed esclusivamente a un esigenza di lotta al malaffare o anche a dinamiche di occupazione del potere?
Per avviare il processo di avvicinamento all'Unione Europea Kiev si è impegnata a intraprendere un percorso fatto di legalità e rispetto dello stato di diritto. Una prova difficile per qualunque entità statuale con la storia dell'Ucraina, tanto più impegnativa per un Paese costretto a vivere in stato di guerra. Ma l'enorme quantità di aiuti provenienti dall'Occidente rende governi ed opinioni pubbliche particolarmente sensibili al tema. Dal 24 febbraio gli occhi del mondo guardano a quello che accade tra Leopoli e il Donbass. Anche se si parla di malaffare politico e amministrativo. Anzi: soprattutto se si parla di malaffare politico e amministrativo. Perchè oggi si discute di armi e domani il tema sarà la ricostruzione. Oggi il timore, sapientemente strumentalizzato dalla propaganda russa, è che cannoni e fucili finiscano in mano alla delinquenza; domani la paura sarà che i soldi impegnati per dare ai cittadini ucraini la possibilità di ricominciare, vengano incamerati da oligarchi e affaristi senza scrupoli.
Nella serie tv «Servitore del Popolo», la sitcom che ha dato la popolarità a Zelensky, il mite professor Goloborodko diventato presidente, deve fare i conti
quotidianamente con la piccola e grande corruzione del Paese. E ogni volta riesce a sconfiggere i cattivi e gli imbroglioni risolvendo le situazioni più complicate. C'è da sperare che il vero Zelensky abbia le stesse doti.
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