"Gambizziamo Draghi". "Acido contro gli sbirri"

I deliri degli attivisti contro "la dittatura sanitaria". Gli inviti a usare bombe carta

"Gambizziamo Draghi". "Acido contro gli sbirri"

«Usiamo il liquido infiammabile e l'acido contro le forze dell'ordine complici di assecondare questa dittatura sanitaria», «gambizziamo», «prepariamo i coltelli e blocchiamo strade e autostrade».

Una lunga catena di violenza univa gli affiliati più radicali del canale Telegram «Basta dittatura», finiti nei giorni scorsi nel mirino degli esperti del gruppo terrorismo ed eversione della Procura della Repubblica di Torino e in quello degli agenti della Questura e della Digos, che hanno fatto scattare perquisizioni in tutta Italia. Gli inquirenti hanno scoperto che non si trattava solo di tam tam mediatico per darsi appuntamento in piazza e protestare o di velate minacce. Tutt'altro. La galassia negazionista del Covid, infatti, si stava organizzando come dimostra una perquisizione a Palermo, dove un soggetto che aveva ideato di lanciare acido contro le forze dell'ordine in realtà aveva già comprato e nascondeva una tanica da 5 litri di acido.

«Tra gli incitamenti più pericolosi nella chat - ha spiegato ieri il dirigente della Digos di Torino, Carlo Ambra - c'erano gli inviti a bloccare strade, autostrade, stazioni a utilizzare armi, in manifestazioni di piazza bastoni e spranghe, bombe carta durante i cortei, ingiurie contro rappresentanti istituzionali». Gli appartenenti al canale Telegram, che è finito sotto sequestro nelle scorse settimane, organizzavano proteste violente e avevano preso di mira anche le più alte cariche istituzionali, tra cui il presidente del Consiglio Mario Draghi, i governatori di alcune regioni oltre a medici, scienziati, giornalisti e diversi personaggi pubblici, accusati di «asservimento» e di «collaborazionismo».

L'ondata di odio social è crescita di pari passo tra i disobbedienti quando il governo ha iniziato a vietare o limitare i cortei di piazza nei centri delle maggiori città italiane, soprattutto alla luce del boom di contagi a Trieste, finita ostaggio di no vax e no green pass. La reazione che non ha potuto concretizzarsi apertamente nelle strade, è dilagata sul canale Telegram con contenuti e toni accesi e riferimenti a «impiccagioni», «fucilazioni», «terrorismo», gambizzazioni», programmando «nuove marce su Roma».

Presa di mira tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi «schiava dello Stato».

Gli investigatori hanno trovato frasi allarmanti e inequivocabili. «Andiamo a prenderlo a casa. Questo è l'indirizzo. Ogni sera sotto casa di questo impostore!», riferito al premier Draghi, con tanto di foto e informazioni private. «Va a mangiare in Umbria.. in quel ristorante. Cecateelo». Nemmeno il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio è stato riparmiato. Figure istituzionali e magistrati venivano visti non solo come «poteri forti», ma additati come «terroristi», «burattinai di un nuovo ordine mondiale». «Bisognerebbe gambizzarli», «metterli a testa in giù», «colpirli con l'acido» erano solo le idee che a turno si facevano venire i diciotto personaggi finiti nel mirino della Procura. «Approntiamo un piano di guerra e facciamo saltare qualcosa e qualcuno», proponevano istigando ad azioni forti su «Basta Dittatura!», il canale da 40mila membri chiuso per ordine della Procura, ma con risultati discutibili visto che poco dopo è stata ricreata «Basta Dittatura!-Chat» che in pochi giorni ha raccolto 9mila iscritti.

E c'è da scommettere che anche gli ultimi sviluppi investigativi non sortiranno grandi effetti visto che, invece di arretrate e

abbassare i toni, il popolo anti vaccino ha solamente spostato il bersaglio, prendendo di mira in queste ore i vertici della Procura e della Questura di Torino, messi alla gogna perché considerati «complici di una dittatura».

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