Garrone, il candidato con la ruota di scorta

Il presidente del Sole 24 Ore non intende lasciare la guida del quotidiano appesantendo così il conflitto di interesse per l'attività delle sue imprese

Garrone, il candidato con la ruota di scorta
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Edoardo Garrone non ha intenzione di lasciare la presidenza del gruppo Il Sole 24 Ore anche qualora verrà candidato dai saggi alla guida di Confindustria. È una prassi che in politica è molto comune: se ci si candida a un seggio, raramente si abbandona quello che si sta occupando in modo tale da non privarsi di una «ruota di scorta» nel caso in cui dalle urne sortisse un responso negativo. Nell'ambito della rappresentanza datoriale, tuttavia, il discorso dovrebbe essere diverso in quanto, almeno a livello teorico, il Sole 24 Ore dovrebbe rappresentare e dare voce a tutte le anime della confederazione. Garrone, tuttavia, ha voluto far sapere che «non esiste alcuna disposizione normativa o regolamentare che sancisca l'incompatibilità tra la candidatura, ovvero l'eventuale futura elezione da parte dell'assemblea di Confindustria e la presidenza del Gruppo 24 Ore».

Non tutto ciò che è legale e legittimo è opportuno, e viceversa. Pur non occupandosi direttamente (per ovvi motivi) della competizione per Viale dell'Astronomia, negli ultimi tempi Il Sole 24 Ore ha dato molto più spazio a Erg, il gruppo delle energia rinnovabili presieduto da Garrone, che alle imprese dei suoi competitor. È giusto osservare che in quanto componente del FtseMib (l'indice dei titoli a maggiore capitalizzazione) tutto ciò che riguarda Erg sia più interessante per una testata finanziaria rispetto alle comunicazioni di aziende non quotate come quelle guidate dai concorrenti di Garrone alla presidenza. Tuttavia, per restare agli ultimi due mesi, non si è informato il pubblico solo degli acquisizioni di Erg negli Usa e in Francia o della partnership con Google, ma anche del suo eccelso rating di sostenibilità nonché della stessa intenzione del presidente di mantenere il suo «posto al Sole». Per gli altri tre candidati in lizza - Orsini, Gozzi e Marenghi - gli spazi sono stati molto più limitati. I due vicepresidenti, Orsini e Marenghi, vengono citati solo in relazione alla carica, mentre Gozzi, patron della siderurgica Duferco, è menzionato in relazione ai potenziali partner subentranti una volta che si sarà riusciti a separare il legame tra lo Stato e ArcelorMittal. Pertanto, è accaduto, secondo quanto si apprende, che alcuni si siano rivolti all'esterno della galassia del Sole per «pubblicizzare» le proprie iniziative imprenditoriali. Questa vicenda riapre la questione relativa all'evidente conflitto di interessi in capo a Garrone che, in quanto imprenditore delle energie rinnovabili, ha l'obiettivo di aumentare i ricavi anche quando i prezzi siano penalizzanti per le imprese clienti che, invece, hanno la finalità di tenerli bassi il più a lungo possibile. Non meno «ingombrante» il cumulo di cariche in capo a Edoardo Garrone. Oltreché del Sole e di Erg, è presidente di San Quirico spa (la holding delle famiglie Garrone e Mondini che controlla Erg), di 4 Ven srl (una società di consulenza aziendale che di recente ha investito nel veicolo Annapurna creato da H14) e di Sistemi Formativi Confindustria. Insomma, una somma di incarichi molto simile a quella di Luca Cordero di Montezemolo che nel 2004 quando entrò in Viale dell'Astronomia era presidente di Fiat, di Maserati e di Ferrari ed aveva creato da qualche anno il veicolo di investimento Charme per puntare su brand di lusso come Poltrona Frau.

Tra parentesi, Montezemolo lasciò contestualmente la guida della Fieg (la federazione degli editori di giornali), mentre al tempo la struttura delle holding di casa Agnelli non aveva La Stampa nel portafoglio Fiat che, però, comprendeva il 5% di Rcs, l'editore del Corriere. La fine di questa storia è nota e sicuramente Edoardo Garrone la conosce.

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