In Germania esercito nelle strade E a Cannes zaini vietati in spiaggia

Noam Benjamin

Una vacanza interrotta, un misurino raso di empatia, tre di rassicurazioni e un piano di azione in nove punti.

È la ricetta usata giovedì dalla cancelliera Angela Merkel nel corso di una conferenza stampa straordinaria dedicata in gran parte a due soli temi: l'emergenza-profughi e l'ondata di attentati che ha sconvolto la Germania la scorsa settimana. La tradizione vuole che il capo del governo federale incontri i media alla fine dell'estate: Merkel ha tuttavia anticipato l'incontro «per metterci la faccia» e per rintuzzare le critiche tanto della destra (Alternative für Deutschland), quanto degli alleati cristiano-sociali bavaresi (Csu).

Tornata a Berlino dalle ferie in Brandeburgo, la cancelleria ha puntato il dito contro i terroristi: i loro attacchi sono stati «scioccanti e deprimenti».

Una posizione difficile la sua: due degli ultimi quattro fatti di sangue sono stati provocati da profughi siriani, persone che lei stessa l'anno scorso ha invitato a trasferirsi in Germania.

Davanti ai tedeschi, la cancelleria non ha fatto distinzioni fra i «suoi» siriani e quelli arrivati prima del suo appello: «Queste azioni sono schiaffi in faccia a chi ha accolto i profugh». Parole dure ma sobrie.

A differenza del presidente francese Francois Hollande palesemente sconvolto dalla strage di Nizza e dal recente sgozzamento sempre per mano jihadista di un anziano prete in Normandia Merkel non cede all'emotività.

La leader cristiano-democratica mostra il suo volto rassicurante e ripete il Wir schaffen das («Ce la faremo») con il quale aveva spalancato undici mesi fa le porte della Repubblica federale ai profughi del Medio Oriente: «Non ho mai detto che sarebbe stata una passeggiata, ma abbiamo già fatto molto; e poi la Germania moderna non può restare indifferente davanti a una catastrofe umanitaria».

A critici e sostenitori Merkel offre solidità: «I partiti al governo sono molto uniti», «centralizzeremo gli sforzi dell'intelligence», perfezionando la conoscenza di chi è sul territorio e controllando il jihadismo in Internet.

«Ma non siamo in guerra con l'Islam», sottolinea. Quindi risponde indirettamente alla richiesta della Csu per espulsioni immediate di profughi criminali: «Dobbiamo creare la possibilità per queste persone di lasciare la Germania appena abbiano commesso un reato». E a chi le chiede se non si senta responsabile della paura piombata sulle città tedesche, risponde ricordando che il terrorismo è un fenomeno globale «che fa anche uso delle rotte dei profughi per far muovere i terroristi» così come lo è l'emergenza-profughi.

Controvoglia, la cancelleria ha anche immaginato il dispiegamento dell'esercito a tutela della sicurezza dei suoi concittadini. «La Bundeswehr non è preparata a compiti anti-terrorismo», premette, pur ammettendo di avere esaminato la possibilità con i ministri competenti. Questione di tempo.

La ricerca di nuove soluzioni contro la minaccia jihadista non è un'esclusiva tedesca. A Cannes, per esempio, il sindaco David Lisnard ha emesso un'ordinanza per vietare quest'estate l'accesso in spiaggia a chi abbia zaini o borsoni, possibili contenitori di materiale esplosivo.

Notizie di nuove misure antiterrorismo arrivano anche da molto lontano: il primo ministro australiano, il liberale Malcolm Turnbull, ha chiesto al Parlamento di abbassare da 16 a 14 anni l'età minima per

applicazione delle leggi antiterrore, di permettere ai servizi di intelligence di accedere alle schede sulla salute mentale dei cittadini e di prolungare extra sentenza la carcerazione di individui condannati per terrorismo.

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