Una maestra di democrazia e di tolleranza che ha vissuto metà della sua esistenza in un regime totalitario. Una donna politica che ha sempre messo al primo posto il buonsenso, e che ha preferito seguire un percorso post ideologico e al massimo centrista piuttosto che essere identificata, seguendo le orme del suo pigmalione Helmut Kohl, come una conservatrice. Una fautrice del dialogo e del compromesso, senza mai venir meno ai propri valori personali e senza mai perdere l'autocontrollo. È questa la Angela Merkel che per sedici anni consecutivi ha guidato da Cancelliera la Germania che Kohl aveva riunificato, e quella che Daniel Mosseri racconta ai suoi lettori che sono anche i lettori del Giornale, con il quale collabora da molti anni da Berlino nel suo libro Angela e demoni appena uscito per Paesi Editori.
Mosseri è tra i pochi giornalisti a non essersi tirato indietro di fronte a un compito non facile: raccontare il personaggio Merkel e la sua parabola più che trentennale a un pubblico italiano in un momento in cui la Bundeskanzlerin è ancora in carica (rischia di rimanerci per qualche mese ancora, considerata la estrema complicazione dei negoziati per formare il futuro governo tedesco) e troppo forte è ancora la sua impronta nella politica europea e mondiale per poter azzardare un giudizio storico in senso stretto. Scrivendo Angela e demoni, ci ha reso un servizio prezioso, soprattutto perché le sue pagine di agevole lettura aiutano a comprendere la complessità dell'attuale momento storico della Germania, evitando i consueti luoghi comuni sulla «locomotiva d'Europa» e mettendo invece a fuoco problemi concreti e sentiti come la questione ambientale, la sfida dell'immigrazione e della multiculturalità, i rapporti con i partner europei, la Russia di Vladimir Putin, gli Stati Uniti e la Cina.
Due, dunque, i filoni principali del libro: il racconto biografico di Angela Merkel e la descrizione delle sfide che si troverà ad affrontare la Germania «orfana» della donna politica che i media tedeschi hanno soprannominato «Mutti», la mamma, per il suo stile rassicurante e la costante sensazione di responsabilità che ha sempre saputo trasmettere.
Il primo filone va dalla giovinezza trascorsa nella Ddr, figlia di un pastore protestante semiallineato al regime del Muro, all'ingresso in politica quando quel regime crollò e fino ai sedici anni di cancellierato che ne fecero la «donna più potente del mondo». Il secondo spiega, anche con l'aiuto di due economisti, di un diplomatico e di una famosa femminista, come potrà diventare la Germania del dopo-Merkel, oggi così difficile da immaginare.
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