Dall'orchestrina del Titanic alla techno di Sven Väth il passo è breve. Come brevissimo è stato il passaggio dalla tv alla procura di Cagliari della storia della riapertura agostana delle discoteche sarde. In poche ore, da inchiesta di Report a fascicolo di inchiesta dei pm cagliaritani. Che ora indagano per epidemia colposa (al momento contro ignoti) e vogliono capirci di più sui motivi e sulla natura delle pressioni dei gestori sulla politica regionale, pressioni che spinsero al varo dell'ordinanza che permetteva a Phi Beach, Billionaire e compagnia danzante di restare aperti fino a Ferragosto, diventando purtroppo anche un veicolo dei contagi sull'isola, facendo segnare diversi focolai di Covid 19 nei giorni seguenti alla decisione.
A raccontare il retroscena alle telecamere di Report sono stati diversi consiglieri di maggioranza e opposizione, e in particolare si è esposto il capogruppo di Forza Italia Angelo Cocciu, che ha spiegato come il provvedimento fosse considerato da lui e dai suoi colleghi un rischio calcolato perché i contagi non stavano crescendo tanto e i gestori delle discoteche rischiavano di pagare penali da capogiro per aver già organizzato le serate agostane. Insomma, per Cocciu «non si trattava di tenere aperte le discoteche fino al 31 agosto, perché così avremmo ammazzato la Sardegna, considerato che il contagio iniziava a crescere», si volevano concedere agli imprenditori della costa Smeralda «solo uno o due giorni», spiega il capogruppo, che ammette: «Abbiamo rischiato un po'». Così si era arrivati all'ordine del giorno pro-riapertura firmato dai consiglieri della maggioranza e di Pd e Leu e di conseguenza all'ordinanza del presidente che permetteva alle discoteche di restare aperte.
Ma al centro del servizio di Report dal quale è scaturita l'inchiesta cagliaritana per epidemia colposa c'è anche il parere su quell'ordinanza del comitato tecnico scientifico regionale, parere vincolante e richiesto dallo stesso governatore sardo Christian Solinas, che lo aveva allegato all'ordinanza. Quel documento, stando al servizio di Report, era al centro delle giustificazioni dei consiglieri, che però alle telecamere del programma di inchiesta della Rai ammettono candidamente di non averlo mai letto.
Anche le parole di Cocciu innescano la presa di distanza del suo partito.
È il coordinatore regionale degli azzurri Ugo Cappellacci a sottolineare come «le parole di Cocciu sono da intendersi del tutto a titolo personale e non rispondenti al procedimento seguito», perché secondo Cappellacci «il percorso politico-amministrativo seguito alle ordinanze è sempre stato accompagnato dai pareri del comitato tecnico-scientifico, mai dalla valutazione di interessi contrapposti e tantomeno dalla preferenza per quello economico di terzi rispetto al diritto alla salute dei cittadini». Ora la parola passa ai magistrati. Che, a differenza dei consiglieri regionali, vogliono al più presto prendere visione di quel parere, per capire la posizione del cts regionale sulle riaperture.
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