Giorgia e i ministri invitati negli Usa. Il governo supera il test dell'atlantismo

Jack Markell, vicino a Biden, verso la nomina ad ambasciatore a Roma

Giorgia e i ministri invitati negli Usa. Il governo supera il test dell'atlantismo
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Se sul fronte europeo il Governo Meloni si trova ad affrontare il cannoneggiamento tattico della Sinistra (Francia e Spagna in testa), in vista del voto continentale del prossimo anno, su quello Transatlantico il legame è «ironclad». Ferreo, per citare un termine spesso usato dalla Casa Bianca per descrivere le alleanze più solide. Sull'asse diplomatico Roma-Washington si preannuncia un'estate affollata. Nella capitale Usa sono attesi ministri di peso, come il titolare della Difesa Guido Crosetto e quello delle Imprese Adolfo Urso e, naturalmente, il capo della Farnesina Antonio Tajani, che al momento avrebbe però cancellato per ragioni di agenda una missione al Palazzo di Vetro dell'Onu, prevista a fine maggio. Soprattutto, in estate, possibilmente a giugno e compatibilmente con le affollate agende dei leader, è attesa alla Casa Bianca la premier Giorgia Meloni, che dopo l'incontro al G20 di Bali dello scorso novembre, a breve vedrà nuovamente il presidente Joe Biden al G7 di Hiroshima. Chi temeva (o auspicava) un raffreddamento dei rapporti tra Washington e Roma dopo l'uscita di scena di Mario Draghi è stato smentito. I diversi colori politici delle due amministrazioni, rimarcati dallo stesso Joe Biden lo scorso autunno, mentre era in campagna elettorale per il voto di midterm, non hanno scalfito minimamente il legame tra i due Paesi. Anche lo «sgarbo» della mancata nomina dell'ambasciatore a Roma, percepito come un segnale di disattenzione Usa, è stato ricomposto. Manca l'ufficialità, ma è ormai certo che il rappresentante della Casa Bianca in Italia sarà l'ex governatore del Delaware, Jack Markell, molto vicino a Biden.

Certo, al di là della storica alleanza - nonostante la sbandata filo cinese e l'abbraccio con i «salvatori» russi durante la prima fase della pandemia messe in scena da Giuseppe Conte - molto ha pesato la chiara posizione a fianco di Kiev espressa subito dal Governo Meloni, confermata in questi mesi dagli atti concreti messi in campo dall'esecutivo. Altro punto fondamentale a favore di Roma, l'uscita ormai certa dal famoso Memorandum sulla Via della Seta siglato con Pechino ormai oltre quattro anni fa. Della questione avrebbe parlato la stessa premier la scorsa settimana nell'incontro a Roma con lo speaker repubblicano della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy. Da notare che l'appoggio all'Ucraina contro l'invasione russa e la contrapposizione strategica alla Cina sono due dei rarissimi temi sui quali al Congresso Usa c'è un ampio consenso bipartisan. Prima ancora, era stato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, nei suoi colloqui a Washington con gli interlocutori Usa, in occasione degli «spring meetings» dell'Fmi, a lasciare intendere le intenzioni di Roma.

E se Pechino sta cercando di giocare la carta dell'interscambio commerciale per spingere il governo italiano a un ripensamento, le cifre degli scambi tra Italia e Usa indicano un autentico boom: nel 2022 l'export italiano negli Usa ha raggiunto gli 80,5 miliardi di dollari, +20 percento, seconda destinazione dopo la Germania, superando per la prima volta la Francia.

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