Il giorno dei falchi di Fi: "Noi lo avevamo detto: non fidiamoci di Matteo"

Delusi i sostenitori del Nazareno I dissidenti chiedono tabula rasa. Sarà scheda bianca a oltranza

Il giorno dei falchi di Fi: "Noi lo avevamo detto: non fidiamoci di Matteo"

Delusi e infuriati quelli che avevano creduto nel patto del Nazareno. Frondisti irriducibili felici di chiedere tabula rasa delle cariche nel partito. Poi, nel mezzo, molti azzurri. Frastornati, ma in qualche modo soddisfatti perché l'impuntatura di Matteo Renzi su Sergio Mattarella non potrà che fare chiarezza su cosa è e cosa deve fare Forza Italia.

La prima giornata di votazioni per la presidenza della Repubblica è andata secondo le previsioni. I grandi elettori di Fi e Pd hanno votato scheda bianca. Ma dalla quarta chiamata - salvo sorprese, che non sono escluse - ci sarà il divorzio. I democratici voteranno l'ex esponente Dc, mentre gli azzurri resteranno sulla scheda bianca. Decisione confermata ieri in una agitatissima riunione dei grandi elettori azzurri.

Non sono mancati scontri e scambi di accuse. Ma la conclusione è chiara. Stop a tutte le intese anche su materie tipicamente bipartisan come le riforme.

Fine del patto del Nazareno. Parla di «strappo difficilmente sanabile» Renato Brunetta, capogruppo azzurro alla Camera, tra i più critici verso il governo, ieri interprete della linea ufficiale del partito più di tanti altri. Fatto di per sé significativo, visto che pochi giorni fa era stato sconfessato per una dichiarazione troppo anti governativa.

Per l'economista di Forza Italia adesso il gioco è svelato, «Renzi preferisce ricompattare il partito che fare le riforme». La diagnosi di Brunetta è la stessa di Paolo Romani: «Renzi è affetto da bulimia da potere». Osserva Romani: «Ha tre maggioranze: una di governo, una delle riforme e una sul presidente della Repubblica. Lo voglio vedere quando dovrà votare le riforme al Senato», ha aggiunto il capogruppo al Senato di Forza Italia, che durante la riunione è stato criticato da chi avrebbe voluto una gestione diversa del passaggio a Palazzo Madama della legge elettorale.

Per la responsabile comunicazione Deborah Bergamini la scelta di Renzi è «un preciso altolà al prosieguo del percorso delle riforme». Il portavoce Giovanni Toti, parla di grande «delusione» in Forza Italia. Mattarella «è degnissima persona», ma la candidatura «non nasce all'interno» del «percorso condiviso che avevamo chiesto». Il patto del Nazareno «riguarda altro», ma il metodo doveva essere lo stesso.

Ieri è stato il giorno della risalita dei «falchi» e il senso della delusione di Silvio Berlusconi lo dà un gesto del leader azzurro nei confronti di un frondista doc come Vincenzo D'Anna. Prima della riunione dei grandi elettori gli ha stretto la mano dicendogli «Avevi ragione tu». Una scena simile si è ripetuta con Augusto Minzolini.

Raffaele Fitto ha chiesto un cambiamento radicale: «L'azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari». Sulla stessa linea Daniele Capezzone: pollice verso per «chi per mesi e mesi ha sostenuto una linea politica suicida».

Silenzio sul fronte dei più accesi sostenitori del Nazareno. Denis Verdini ha dribblato le domande dei cronisti: «Posso solo dire che è una bellissima giornata, certo piove...».

Un quadro drammatico, ma tutto sommato chiaro. Anche se ieri non sono mancati sospetti e scenari capaci di cambiare tutto. Nei corridoi di Montecitorio c'era chi assicurava che alcuni voti azzurri potrebbero andare a Mattarella. Se succedesse tutti punterebbero il dito sulle colombe pro Nazareno.

Oppure sui dissidenti di Fitto che, per tutelarsi, stanno pensando di votare un candidato simbolo, in modo da «firmare» la scheda. Una riedizione del giallo dei 101 voti mancati a Prodi, questa volta sul palcoscenico del centrodestra.

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