Giovane sordomuto rom precipita dalla finestra. "Sono stati i poliziotti"

Secondo la famiglia, il 36enne sarebbe stato colpito, preso per i piedi e lasciato cadere

Giovane sordomuto rom precipita dalla finestra. "Sono stati i poliziotti"

C'è un 36enne in coma dopo essere volato giù dalla finestra di casa in circostanze misteriose, una famiglia che chiede giustizia e un'inchiesta per fare luce su una vicenda che vedrebbe coinvolti alcuni poliziotti. Secondo quanto emerge dall'esposto presentato dai genitori di Hasib Omerovic, l'uomo di origine rom sordomuto dalla nascita sarebbe stato picchiato e poi lanciato dalla finestra durante un controllo delle forze dell'ordine nell'appartamento dove vive con i genitori e le sorelle in uno stabile di edilizia popolare a Primavalle, a Roma. Saranno i magistrati, che hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio contro ignoti, a dire come sono andate effettivamente le cose. Al momento c'è il racconto della sorella minore di Hasib, disabile anche lei, che era presente durante gli accertamenti degli agenti in borghese mentre i genitori e l'altra sorella erano fuori casa. Una vicenda drammatica, sulla quale l'onorevole Riccardo Magi ha presentato una interrogazione parlamentare alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. Dal giorno della tragedia la famiglia di Hasib è sprofondata nel terrore e non è più tornata nella casa popolare, regolarmente assegnata, dove viveva da tre anni.

La vicenda risale al 25 luglio, ma ha un precedente raccontato nella denuncia. Il giorno prima del blitz una delle sorelle della vittima era stata avvicinata dal proprietario di un bar della zona per informarla che su Facebook stava girando un post in cui Hasib veniva accusato di avere importunato alcune ragazze del quartiere, motivo per il quale lo avrebbero «mandato all'ospedale». Il testo era accompagnato dalla foto del giovane: «Fate attenzione a questa specie di essere, perché importuna tutte le ragazze. Bisogna prendere provvedimenti». Il post sarebbe stato rimosso, ma i familiari sono riusciti a fare uno screenshot. L'indomani, all'ora di pranzo, quattro persone senza mandato che si qualificano come agenti di polizia entrano nell'appartamento per chiedere i documenti ad Hasib. La sorella di Hasib intanto riceve la telefonata di una vicina che le chiede di tornare immediatamente a casa perché il fratello aveva avuto un incidente. Al telefono ai familiari viene detto che il giovane era ferito e si trovava in ospedale, con un braccio rotto. Mentre in realtà era in fin di vita e ci sarebbe rimasto per un paio di giorni. I racconti sull'accaduto sono contrastanti. Secondo la sorella minore Hasib si sarebbe spaventato quando gli agenti gli hanno chiesto i documenti e, impaurito, si sarebbe chiuso in una stanza. A questo punto i poliziotti avrebbero forzato la porta, lo avrebbero picchiato prima con un bastone, poi a calci e pugni per prenderlo dai piedi e buttarlo giù. Per gli agenti invece Hasib sarebbe rimasto tranquillo durante il controllo, ma mentre stavano andando via avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove si sarebbe buttato. Sarà il pm Stefano Luciani a dover fare luce sui fatti. Nelle scorse settimane il magistrato ha disposto il sequestro di un lenzuolo insanguinato e di un manico di scopa spezzato, che secondo l'ipotesi contenuta nella denuncia sarebbe stato usato per colpire Hasib. Durante la conferenza stampa, ieri, sono state mostrate alcune fotografie allegate all'esposto presentato dalla famiglia.

Immagini della scopa, di un termosifone sradicato dal muro, della serratura della porta di camera di Hasib divelta e del lenzuolo macchiato di sangue. «Chiediamo al pubblico ministero di approfondire, ci sono degli aspetti poco chiari in questa vicenda», ha detto l'avvocato Susanna Zorzi.

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