Giuristi figli d'arte e professori. Su Sandulli la chiusura del cerchio

La docente è la nona donna a far parte della Corte. Marini in quota Fdi, Cassinelli per Fi

Giuristi figli d'arte e professori. Su Sandulli la chiusura del cerchio
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È sulla scelta di Maria Alessandra Sandulli come candidato tecnico bipartisan che si è chiusa le trattativa: napoletana, 68 anni, ordinaria di Diritto amministrativo e docente di Diritto sanitario a Roma Tre, è la nona donna a entrare alla Consulta. Eletta con 502 voti, attenta difensore dei diritti e dello Stato, la Sandulli è la figlia del presidente emerito della Corte Costituzionale Aldo Mazzini Sandulli dal 1968 al 1969 (nominato giudice costituzionale dal presidente Giovanni Gronchi) ed è autrice di numerose pubblicazioni, vedi il monumentale Principi e regole dell'azione amministrativa (Giuffrè Lefebvre) in cui la giurista spiega come difendere sia le istanze dei cittadini sulla giustizia amministrativa, con l'effettività della tutela come punto centrale, sia alle esigenze dello Stato come organizzazione, con attenzione all'equilibro tra diritto costituzionale ed europeo su questioni come edilizia, lavori pubblici, contrattualistica pubblica, servizi pubblici (energia e trasporti), concorrenza, sanità e ambiente. Componente del consiglio direttivo dell'Alta Scuola dell'Amministrazione (Asa3), Premio Saint-Vincent per il giornalismo da neolaureata, ha collaborato con diverse riviste scientifiche, in particolare l'Osservatorio sulla Sanità di Federalismi.it fondata da Beniamino Caravita di cui è componente della direzione, collabora con la Treccani, ha aiutato a redigere il Codice del processo amministrativo ed è stata presidente dell'Associazione dei professori di Diritto amministrativo (Aipda), oggi è membro effettivo del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme della Repubblica di San Marino.

L'altro figlio d'arte è Francesco Saverio Marini, figlio di Annibale (scelto da Alleanza nazionale a fine anni Novanta e presidente della Corte dal 2005 al 2006) e consigliere giuridico di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Eletto con 500 voti, docente di Istituzioni di diritto pubblico a Tor Vergata, c'è la sua firma nella stesura del testo del disegno di legge di riforma costituzionale per il premierato. Avvocato cassazionista, classe 1973, prima dell'attuale incarico ha lavorato sempre a Palazzo Chigi nel 2011 come capo della segreteria tecnica dell'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, ai tempi del governo guidato da Mario Monti.

Il nome di Forza Italia deciso nella notte è quello di Roberto Cassinelli, iscritto giovanissimo al Partito Liberale poi con Forza Italia nel 1994, è stato in Parlamento dal 2008 al 2013, e dal 2017 al 2022 nella precedente legislatura. Il Parlamento lo manda alla Consulta con 503 preferenze. Nella sua carriera di Aula, oltre a una lunga esperienza in commissione Giustizia, ha il merito di aver scritto la riforma dell'ordinamento forense, approvata contro il parere dell'allora premier Mario Monti. Autore della norma che ha introdotto per legge l'Inno di Mameli e molte iniziative normative sul web, patrocinante in Cassazione, il 69enne genovese allievo del professore Franco Bonelli per due mandati è stato consigliere nell'Ordine degli avvocati di Genova.

Il Pd alla fine ha puntato sul principe dei costituzionalisti, Massimo Luciani (classe 1952), con la convergenza di Avs e M5s. È il più anziano e il più votato dei quattro nomi, con 505 preferenze: accademico dei Lincei, dove presiede la Commissione bioetica, nel Consiglio superiore di Bankitalia, è emerito di Istituzioni di diritto pubblico e di Diritto parlamentare alla Sapienza dopo aver insegnato a Perugia e Pavia. Già presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti tra il 2015 e il 2018, è stato insignito del premio Sandulli di cui è stato allievo insieme a Caravita, intitolato al padre della sua nuova collega Maria Alessandra. Fu lui su incarico dell'allora Guardasigilli Marta Cartabia a presiedere la Commissione per la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm.

Considerato un gigante dai suoi studenti, strenuo sostenitore del «dovere di verità del giurista», è autore di circa 400 pubblicazioni su libertà economiche, giustizia costituzionale, sistemi elettorali e referendum ma si è occupato anche di diritto regionale e diritto previdenziale delle categorie libero-professionali.

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