Roma Dopo aver trovato lavoro, tocca già riflettere sulla pensione. Nell'Italia che batte ogni record di disoccupazione giovanile, i fortunati che hanno un impiego rischiano di rimanere bloccati nelle sabbie mobili del sistema contributivo. A forza di rinvii dell'età pensionabile, i millennials, vale a dire i nati tra il 1980 e il 2000, rischiano davvero di ritirarsi dagli affari a più di settant'anni.
Da qualche mese il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, ventila la possibilità di rendere gratuito il riscatto della laurea. Si tratterebbe di una mossa assai gradita ai laureati dopo la metà degli anni Novanta. I giovani devono infatti pagare cifre esorbitanti per includere il periodo dell'università nel conteggio degli anni lavorati. Se anche fossero inserite nella prossima legge di Bilancio, le nuove norme sul riscatto del diploma non sarebbero valide per tutti. In un'intervista rilasciata ieri a Repubblica.it, Baretta ha chiarito che il bonus non potrebbe essere retroattivo, e che andrebbe riservato soltanto a chi conclude gli studi nei tempi stabiliti. A beneficiarne sarebbe soltanto chi deve ancora laurearsi, onde evitare costi proibitivi per le casse statali. «Prendiamo atto delle dichiarazioni del sottosegretario, ma noi andiamo dritti per la nostra strada: riscatto gratuito per tutti, senza distinzioni di reddito e di età», dice Luigi Napolitano, che assieme a Rosario Pugliese guida il coordinamento nazionale «Riscatta laurea».
Il movimento degli universitari gode di un buon seguito sui social network. La pagina Facebook è a quota 20mila «mi piace», e le foto dei ragazzi con in mano il cartello #Riscattalaurea rimbalzano per tutto il web. Eppure, per loro è arrivata la seconda battuta d'arresto in meno di una settimana. Venerdì scorso, il ministero della Pubblica Istruzione aveva smentito di voler avviare un tavolo sul tema già prima della pausa estiva. Una presa di posizione giunta subito dopo l'incontro tra i vertici del coordinamento e due alti dirigenti del Miur, Marco Mancini e Andrea Giorgio, per abbozzare un dialogo sulla proposta «Chiedere a un lavoratore sotto i 35 anni decine di migliaia di euro per riscattare la laurea è una follia. Specie perché la nostra generazione sta pagando le conseguenze della crisi economica. Si guadagna meno e ci si impiega dopo. Iscriversi all'università, stando così le cose, non conviene più», commenta amaro Luigi Napolitano. Il conto è presto fatto: secondo l'Inps, un ventisettenne che guadagna 22mila euro l'anno e versa i contributi da 12 mesi dovrebbe sborsare quasi trentamila euro. I parametri di reddito sono modellati «su un algoritmo folle», dice ancora Napolitano. Se è così che deve funzionare, «lo Stato dica chiaramente che in pensione non andremo mai». Investimenti sulla formazione da parte di giovani e famiglie mandati in fumo, che rischiano di scoraggiare gli studi in un Paese già penultimo nell'Ue per numero di laureati. In questa speciale classifica, l'Italia è davanti alla sola Romania. Nel 2016, aveva conseguito il titolo soltanto il 26% dei giovani tra i 30 e i 34 anni. Ben tredici punti in meno rispetto alla media Ue, che si attesta al 39,1%. Arrivare al 40% entro il 2020, come vorrebbe Bruxelles, è un obiettivo fuori portata.
Si schiera per il riscatto gratuito anche la portavoce del Forum nazionale dei giovani, Maria Cristina Pisani: «Dato che l'età da raggiungere per la pensione continua ad aumentare di anno in anno, la vita lavorativa non può cominciare con il primo stipendio. Siamo la generazione che passerà alla storia per aver subìto qualsiasi forma di esperimento legislativo».
Poi aggiunge: «Lo Stato deve farsi carico dei contributi delle nuove generazioni che studiano». La battaglia nel frattempo incassa anche il sostegno di Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione e Beni culturali del Senato: «La proposta di Pier Paolo Baretta merita di essere accolta».
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