Con le bombe che cadono sull'Ucraina, inevitabilmente, il conflitto politico tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è diventato a bassa intensità. Ma sullo sfondo della crisi internazionale gli uomini forti del M5s si muovono diversamente e incarnano, di fatto, due linee politiche differenti. Di Maio, dalla Farnesina, pur pesando ogni parola, si è allineato all'Unione Europea e alla Nato, indossando l'elmetto dell'atlantismo. Conte, dall'altro lato, prova a marcare una distanza dall'aplomb istituzionale e governista del rivale interno. Ed eccoli, i dioscuri dei Cinque Stelle. Il ministro degli Esteri in grisaglia non si sposta di un millimetro dalle posizioni di Palazzo Chigi, anzi mostra i muscoli più del premier Mario Draghi. L'avvocato di Volturara, anche in questo caso, è alla ricerca di un'identità. Condanna l'attacco di Vladimir Putin ma si dice contrario all'innalzamento delle spese militari fino al 2% del Pil. Cade dal pero sull'ordine del giorno presentato dal presidente della commissione difesa a Montecitorio Gianluca Rizzo e dal capogruppo M5s nella stessa commissione Giovanni Luca Aresta. Proprio due grillini - molto vicini a Di Maio - che hanno smentito i dubbi di Conte sull'aumento del budget per la difesa. Anche se nel 2020 è stato lo stesso Conte, da Palazzo Chigi, ad aumentare la spesa militare del 7% rispetto all'anno precedente.
L'ex premier si ritrova spiazzato. A Palazzo Madama il suo appello sulle spese militari ha più sostenitori, alla Camera invece ha dovuto strigliare Aresta, che però ha ribattuto che si tratta di impegni presi con la Nato nel 2014. Ma il punto su cui è davvero difficile impostare una strategia è la missione russa del 2020 nella Bergamo martoriata dal Covid. Conte si difende: «La delegazione di Mosca agì sotto il controllo dei nostri militari, informai il ministro degli Esteri Di Maio e quello della Difesa Guerini». Conte dice che non c'è stata nessuna attività russa che non sia stata di ordine sanitario e afferma di non sapere nulla del fatto che il capo missione della delegazione di Mosca propose di sanificare gli edifici pubblici. Intanto da Forza Italia il deputato e membro della Commissione Difesa chiede chiarezza sulla missione russa di due anni fa e sulle ipotesi di attività di intelligence: «È giusto fare chiarezza sulle vicende della partecipazione della Task force russa che ha operato in Italia nel marzo del 2020». Fontana ha anche depositato un'interrogazione sulla gestione dei 150 ventilatori consegnati ad alcuni ospedali in quell'occasione: «È necessario fare chiarezza anche sull'affidabilità e sull'efficienza di questi apparati, per togliere ogni dubbio sulla possibilità che tali apparecchi abbiano messo in pericolo la vita dei pazienti italiani».
Il nome di Di Maio è tornato nelle parole di Conte a proposito dell'onorificenza concessa a dicembre del 2018 ad Aleksej Paramonov, il direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri della Russia, ex console a Milano. Paramonov negli scorsi giorni ha minacciato apertamente l'Italia e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini di «conseguenze irreversibili» dopo le sanzioni. Lo stesso diplomatico quattro anni fa è stato nominato cavaliere all'ordine del merito della Repubblica Italiana sotto il governo gialloverde. Anche qui Conte tira in ballo Di Maio: «Le onorificenze nel corso del tempo sono state consegnate su proposta del ministero degli Esteri senza coinvolgere la presidenza del Consiglio». Fonti diplomatiche invece sottolineano che «l'esercizio è in capo a Palazzo Chigi». All'epoca Di Maio non era agli Esteri e le stesse fonti precisano: «L'iter è uguale per tutti i casi e nel caso specifico risale al primo governo Conte».
Mentre sul sito del Quirinale si legge che il titolo è stato concesso a Paramonov «su proposta della presidenza del Consiglio dei ministri». Nel frattempo la Farnesina ha convocato una commissione per la revoca di tutte le onorificenze ai cittadini russi.
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