L'attacco è stato tanto violento quanto inaspettato. A due giorni dalla sconfitta di Angela Merkel nelle «regionali» del Mecklemburgo-Pomerania, il piccolo Land dove ha il suo collegio elettorale, Horst Seehofer, leader della bavarese Csu e suo principale alleato, ha non solo dato esplicitamente la colpa alla sua troppo generosa apertura ai profughi siriani, ma ha anche chiesto un immediato chiarimento su sicurezza, tasse, pensioni e appunto migranti. «La situazione - ha scritto - è molto rischiosa»: quasi una messa in mora del governo di grande coalizione di cui pure il suo partito fa parte con tre ministri, ma soprattutto un appena velato avvertimento alla Cancelliera: nelle prossime elezioni politiche del 2017, il candidato di Cdu-Csu potresti non essere più tu. Nel suo articolo, Seehofer non manca di ricordare che la disfatta nel Meck-Pomm segue le tre sconfitte dello scorso marzo nei ben più importanti Länder del Baden-Württemberg, della Renania-Palatinato e della Sassonia-Anhalt, dove il partito populista Alternative für Deutschland, il «trionfatore» di domenica, superò per la prima volta la soglia del 20%.
È probabile che le critiche alla Merkel si attenuino almeno fino al 18 settembre, quando si voterà a Berlino, che è un inespugnabile feudo socialdemocratico, ma dove la Cdu deve almeno evitare un nuovo tracollo. Ma è altrettanto chiaro che, nonostante la vigorosa difesa della Cancelliera al suo ritorno dalla Cina, la caccia al suo posto è aperta. I suoi avversari, tuttavia, non avranno vita facile, perché, dopo tanti anni di dominio incontrastato, non si intravvede un successore all'altezza. Seehofer certamente ci sta facendo un pensiero, ma le sue possibilità sono scarse. Anzitutto, la sua Csu è un partito regionale bavarese, e quindi nettamente minoritario rispetto al partner Cdu che rappresenta i Popolari in tutto il resto della Germania. In secondo luogo, nelle due occasioni in cui i due partiti cristiani hanno presentato un candidato bavarese hanno perso. Infine, l'uomo di Monaco considerato un arciconservatore avrebbe, anche in caso di successo, estrema difficoltà a rinnovare l'alleanza con i socialdemocratici, che nella situazione attuale sembra ancora l'unica formula possibile per governare il Paese senza coinvolgere le estreme. Il potenziale sostituto della Merkel dovrebbe perciò essere cercato nelle fila della Cdu, ma i candidati validi non abbondano. La più accreditata sembra Ursula Von der Layen, 55 anni, madre di sette figli, che dopo avere occupato con successo il dicastero del Lavoro è diventata tre anni fa la prima donna a conquistare quello della Difesa. Anche lei, tuttavia, ha le sue controindicazioni: è buona amica di Angela, e perciò difficilmente si metterebbe in concorrenza con lei se decidesse di correre ancora; e molti tedeschi pensano che due donne di seguito alla guida del Paese potrebbero essere troppe.
Un altro nome che si fa è quello del ministro degli Interni Thomas de Maiziére, ma si tratta di un uomo piuttosto grigio, pesantamente coinvolto nella politica di accoglienza dei migranti e per giunta proveniente, come la Merkel, dalla ex Ddr. Molti maggiorenti del partito pensano perciò di andare a cercare la figura giusta tra i leader regionali, ma non ce n'è uno solo che, negli ultimi anni, abbia ottenuto un significativo successo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.