L'assassino ruandese di padre Olivier Marie in Francia aveva già ricevuto quattro ordini di espulsione, sempre disattesi. L'ultimo perché era sotto «controllo giudiziario» per aver dato alle fiamme la cattedrale gotica di Nantes «e non poteva venire espulso» ha dichiarato il ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin. Oltre al danno la beffa di un sistema con norme boomerang. Per non parlare della falle nella sicurezza: l'omicida è un cattolico, ma nei precedenti sgozzamenti di preti in chiesa di matrice jihadista i tagliagole erano bellamente segnalati nelle cosiddette Fiche S (sorveglianza) come personaggi pericolosi da tenere sotto controllo.
Emmanuel Abayisenga, 40 anni, assassino del sacerdote che gli aveva concesso aiuto e ospitalità, è un ruandese, che deve avere qualche problema psichiatrico. Otto anni fa era arrivato in Francia chiedendo l'asilo, mai concesso con questa motivazione: «In caso di ritorno nel suo Paese, non è provato che sarebbe stato vittima di persecuzione». Suo padre di etnia hutu è stato fatto fuori per rappresaglia dai tutsi a loro volta massacrati durante il genocidio. Alcuni membri della famiglia di Abayisenga avrebbero partecipato alle stragi. Ex poliziotto ha denunciato di avere subito violenze in Ruanda, che lo hanno convinto a lasciare il paese. Proprio la sua vittima, padre Marie, lo aveva accolto in comunità a Mortagne-sur-Sèvre, in Vandea, facendolo lavorare nella diocesi. Nessuno sospettava una deriva omicida, ma nel luglio dello scorso anno ha dato fuoco alla cattedrale di Nantes. «Aveva dei problemi psichici e ha cercato di regolarizzare la sua situazione sulla base di questi problemi» dichiarò all'epoca il procuratore di Nantes. La domanda di asilo era stata definitivamente respinta nel 2019 e aveva ricevuto l'ennesimo ordine di espulsione. Poi sospeso dopo l'incendio perché sotto sorveglianza giudiziaria. Abayisenga era stato riaccolto nella diocesi, dove ha compiuto il brutale omicidio.
Prima di ieri l'ultimo attacco mortale in una chiesa in Francia è avvenuto lo scorso 29 ottobre. Brahim Aouissaoui, tunisino di 22 anni, ha ucciso a coltellate due fedeli e il sagrestano della basilica di Notre-Dame-a Nizza. Il «migrante» era sbarcato a Lampedusa un mese prima per poi essere identificato a Bari. Alla fine lo abbiamo lasciato andare con il foglio di via che gli intimava di abbandonare il Paese entro sette giorni. In Francia è entrato grazie ad una carta di identificazione rilasciata da una Ong.
Altri killer jihadisti di preti in Francia erano segnalati nelle famose Fiche S e potevano, in alcuni casi, venire fermati in tempo. La scheda «sorveglianza» riguarda anche i gangster o gli anarchici, ma sono almeno 10.500 quelle relative a sospetti jihadisti. Nel 2016, il 19enne Nabil Abdel Malik Petitjean, uno dei boia del parroco della chiesa di Saint-Etienne-de-Rouvay, era segnalato nelle Fiche S. Il suo complice, Adel Kermiche, doveva essere addirittura agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Solo quattro giorni prima una intelligence straniera aveva inviato ai francesi la foto di Petitjean segnalato come terrorista in procinto di compiere un attentato, ma senza il nome. L'antiterrorismo non era riuscito ad identificarlo in tempo.
I casi più famosi di terroristi segnalati nelle Fiche S, che hanno messo a segno attentati, sono Mohamed Merah a Tolosa nel 2012, segnalato da sei anni, Amedy Coulibaly che ha attaccato un supermercato ebraico dopo la strage di Cahrelie Hebdo nel 2015 e Chérif Chekatt dell'attentato nel 2018 a Strasburgo.
Adesso fra le falle della sicurezza d'Oltralpe abbiamo la versione del killer cattolico straniero di un prete, che aveva già bruciato una chiesa e nonostante il no all'asilo e quattro ordini di espulsione rimaneva in Francia.
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