I dimaiani vogliono far capire a Giuseppe Conte che l'aumento delle spese militari è un argomento che non può essere liquidato con semplificazioni da campagna elettorale. Ne va, oltre che del clima e della tenuta della maggioranza, anche della credibilità geopolitica dell'intero MoVimento 5 Stelle. La guerra alle porte d'Europa non consente sbavature sull'atlantismo: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio procede in linea con il premier Mario Draghi.
Dopo l'intervista di Conte a La Stampa, c'è maretta in casa grillina. Tant'è che qualche pentastellato lo dice apertis verbis: «Quello sulle spese militari (impegno che l'Italia ha già da anni) è un discorso complesso che non può essere banalizzato con slogan», afferma al Giornale l'onorevole Gianluca Vacca. Il deputato Luca Frusone non è un parlamentare qualunque: è il presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato. «Penso che sia tutta una discussione surreale - premette - , perché non si è votato per aumentare le spese militari. Si è votato un Odg che riprende un impegno del 2014 che l'Italia ha portato avanti. Gli stanziamenti per i ministeri si decidono in legge di bilancio e non marzo con un Odg», specifica. Se la dialettica cui anche l'ex premier gialloverde e giallorosso sta partecipando è «surreale», la conclusione cui giunge Frusone è diversa da quella del capo grillino: «Abbiamo tempo per parlare con serietà dell'argomento senza pregiudizi, dovremmo usarlo bene». Cioè non si può escludere la necessità di un aumento delle spese militari. Se non altro perché l'andamento della guerra scatenata in Ucraina da Vladimir Putin può modificare le priorità. Il vertice Nato di ieri ha peraltro disposto di «accelerare gli sforzi». Una direzione opposta a quella auspicata da Conte.
L'onorevole Cosimo Adelizzi, un altro che viene dato in orbita Di Maio, ne fa pure una questione di posizionamento internazionale: «Dinanzi a rischi concreti per la sicurezza di tutti i cittadini europei, è importante che l'Ue agisca con urgenza per sostenere una Difesa comune europea». Adelizzi parla di una «minaccia globale» e di un «unico obiettivo», che è poi quello di «fermare il prima possibile questa guerra assurda di Putin». Per cui la soluzione non può essere quella di smarcarsi da strategie che comprendano l'aumento della spesa militare: «Ritengo fondamentale, per l'Italia, continuare a muoversi in sintonia con i suoi partner europei, con la Nato e con i Paesi del G7», chiosa. La Germania spenderà 100 miliardi. La Francia più di 50. Per l' Italia la quota è più bassa ma le uscite di Conte non coincidono con l'impostazione del governo di unità nazionale.
Una senatrice,
dimaiana di ferro, ammette che il problema è esteso: «Non è una fronda. Sono in tanti a pensare che il tema vada affrontato in un altro modo». Conte è avvisato: un corpaccione di parlamentari, sulle spese militari, si sgancerà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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