I giuristi di sinistra: "Macché cavilli... Quella sentenza è ineccepibile: il fatto non sussiste"

Soliani: "Quel processo non doveva neppure cominciare"

I giuristi di sinistra: "Macché cavilli... Quella sentenza è ineccepibile: il fatto non sussiste"

Altro che cavillo vincente, cavillo di troia, febbre da cavillo. Se una certa stampa, le truppe anti-Cav, gli hater sui social e perfino il tribunale di Milano hanno scelto di bollare l'assoluzione di Berlusconi perché il fatto non sussiste come frutto di un «cavillo», c'è chi prova a rimettere a posto i pezzi del buon senso, usando come faro semplicemente il diritto. E lo fa, per fortuna, pur non avendo in tasca la tessera di Forza Italia. È il caso, per dire, dell'ex parlamentare Pd Stefano Esposito, che dopo aver letto il tweet di Gianni Barbacetto sull'assoluzione per cavillo ha risposto: «Cavillo giuridico? Da quando violare la legge è un cavillo? Suvvia capisco tutto ma non potete girare la frittata. Se il pm avesse rispettato la legge questo processo non ci sarebbe stato. E probabilmente anche i tanti libri scritti a ruota». Ancora più laconico Antonio Polito. Il giornalista ed ex senatore dem, sulla questione della sentenza Ruby, ha le idee chiare e taglia corto: «Assoluzione piena, e la chiamano un cavillo giuridico».

Ed è proprio la cultura giuridica a fare la differenza: sono molti gli avvocati che sui social si mettono le mani nei capelli per la narrazione prevalente della sentenza del Ruby ter. E qualcuno si premura di far sapere anche alla stampa quanto sia sbagliata. Lo fa, per esempio, il presidente della Camera penale di Milano, Andrea Soliani, che parlando all'Agi commenta lo strano trend, e soprattutto bacchetta anche il tribunale di Milano, reo a suo dire di aver avallato proprio questa lettura scorretta. «Il passaggio in cui si dice che è stato assolto per esclusive ragioni giuridiche spiega l'avvocato - è fuorviante. Tutte le sentenze vengono pronunciate per ragioni giuridiche, per cos'altro se no? La verità è che quel processo, stando alla sentenza di primo grado, non andava proprio fatto dall'inizio perché alcune persone erano state sentite senza le garanzie per gli indagati in violazione di un principio fondamentale dell'ordinamento». Insomma, altro che cavillo. E se altri giudici avevano dato per corrette quelle audizioni delle ragazze ospiti della villa di Arcore, ora le cose sono cambiate. «La sentenza dice che le valutazioni di quei giudici erano sbagliate e allo stato lo sono», insiste Soliani, spiegando che, certo, questo «è un primo grado, può essere smentito, ma per adesso è così». Insomma, la nota del tribunale non fa onore all'istituzione, conclude il presidente della Camera penale milanese: «Il comunicato che avremmo voluto vedere scritto non avrebbe dovuto utilizzare quell'aggettivo esclusive riferito alle ragioni dell'assoluzione perché sembra mettere le mani avanti avallando la tesi del cavillo. Avrebbe invece sottolineato che l'imputato è stato assolto perché il fatto non sussiste. Questo è quello che conta». Come conta, aggiunge il legale, che «le anticipazioni di una sentenza dovrebbero mettere al centro la persona più debole, quella uscita assolta da una lunga indagine e da un lungo processo»: anche se si chiama Berlusconi.

E a strabiliarsi per aver bollato la questione come un cavillo è pure un legale al di sopra di ogni sospetto come Davide Steccanella, avvocato degli «indifendibili», difensore, tra gli altri, dell'ex terrorista dei Pac Cesare Battisti e di Renato Vallanzasca.

Che per dire la sua ha scelto Facebook: «Vorrei spiegare a chi non bazzica i tribunali esordisce che obbligare un cittadino a confessare (senza neppure la presenza di un legale) un reato, pena, in caso contrario, l'arresto immediato, per poi mandarlo a processo sulla

base di quella confessione illegale ed estorta per fargli prendere anni di galera, non è un cavillo, come scrivono Repubblica e compagnia cantante. Giusto per chiarire, eh». Una «sentenza», questa sì, davvero definitiva.

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