Il diabete, il tumore, la cardiopatia offrono al coronavirus una porta di accesso più larga per aggredire complessivamente il nostro organismo.
È questo il frutto di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Istituto superiore di Sanità, dell'Idi di Roma e dell'Isa Cnr di Avellino. Si tratta di una ricerca «in silico»: non viene condotta attraverso un'osservazione diretta sui pazienti ma si utilizza un software che riproduce virtualmente il comportamento dell'agente patogeno.
I ricercatori hanno osservato che i recettori del coronavirus, ossia le molecole che regolano l'ingresso del virus e che sono distribuiti in vari organi e tessuti, sono anche gli stessi che si trovano associati ad alcuni tipi di tumore, come pure a molte malattie quali il diabete, e le patologie cardiovascolari. Si tratta appunto delle malattie che più spesso accompagnano chi si ammala di Covid e in modo spesso molto più grave.
«Nella nostra ricerca abbiamo osservato che i recettori del virus sono coinvolti nelle malattie più frequentemente concomitanti con il COVID-19, inclusi i tumori» spiegano i ricercatori.
Questa potrebbe essere la spiegazione al fatto che nei pazienti che presentano anche altre patologie, il virus «entra» con maggiore facilità sfruttando i recettori correlati a queste patologie croniche.
L'onnipresenza dei recettori del coronavirus e «la loro correlazione con molte altre patologie e la loro alterata
espressione in alcuni tumori rappresentano le basi molecolari che possono spiegare perché Covid19 sia una patologia sistemica in cui l'infezione può danneggiare diversi organi e apparati dell'organismo», concludono gli studiosi.
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