I social proteggono Biden. Trump su tutte le furie: "Sono armi di sinistra"

Facebook e Twitter limitano la circolazione di un articolo contro il rivale dem. L'ira del tycoon

I social proteggono Biden. Trump su tutte le furie: "Sono armi di sinistra"

Facebook e Twitter tentano di mettere a tacere lo scoop sulle e-mail del figlio di Joe Biden scatenando l'ira di Donald Trump. Rabbia montata ancora di più quando i due big della Silicon Valley sono arrivati a bloccare l'account della portavoce della Casa Bianca e della campagna del presidente americano. I social hanno deciso di censurare la diffusione della storia in cui il New York Post ha rivelato che Hunter Biden presentò il padre Joe a un alto dirigente di Burisma, la società energetica ucraina per cui lavorava. Questo prima delle presunte pressioni dell'ex vice presidente sui funzionari del governo di Kiev affinché licenziassero un procuratore che stava indagando sull'azienda.

L'incontro, mai rivelato prima d'ora, secondo il tabloid sarebbe menzionato in un messaggio che un membro del board di Burisma, Vadym Pozharskyi, avrebbe inviato a Biden Jr nell'aprile 2015, circa un anno dopo che Hunter era entrato nel consiglio. Le e-mail fanno parte dei dati recuperati da un computer portato in un centro riparazioni in Delaware (lo stato di residenza dei Biden) e mai recuperato. Il laptop sarebbe stato poi sequestrato dall'Fbi dopo che una copia dei suoi contenuti, realizzata dal gestore del negozio, sarebbe finita nelle mani di Rudy Giuliani, l'avvocato personale del presidente. Proprio il coinvolgimento di uno dei fedelissimi di Trump secondo i critici fa sorgere seri dubbi sull'affidabilità della notizia, mentre per l'entourage del Comandante in Capo sarebbe la «smoking gun», la pistola fumante che inchioderebbe il candidato democratico a meno di tre settimane dal voto.

Facebook e Twitter, comunque, hanno deciso di bloccare la diffusione del presunto scoop in attesa di verificarne la veridicità. E il sito di microblogging ha addirittura sospeso l'account della portavoce della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, per aver postato l'articolo. Lei ha parlato di «censura», che non dovrebbe avere posto in America. Mentre per The Donald «l'hanno bloccata solo perché cercava di diffondere la verità». Sospeso anche il profilo Twitter ufficiale della campagna di Trump, @TeamTrump. «Sono fuori controllo, sono un braccio del partito democratico e in mano alla sinistra radicale, terribile...», si è sfogato il presidente, che ha minacciato di cancellare l'immunità che copre i social media dai contenuti postati da terzi sulle proprie piattaforme. «Abolire la Section 230!!!», ha twittato, riferendosi alla norma che li solleva da ogni responsabilità. In realtà persino il Ceo di Twitter, Jack Dorsey, ha ammesso che è stato uno sbaglio bloccare l'inchiesta del New York Post su Biden senza alcuna motivazione, ed è arrivato a definire la mossa «inaccettabile». «La nostra comunicazione sulle azioni relative all'articolo del Nyp non è stata eccezionale», ha proseguito. E i repubblicani della commissione giustizia del Senato ora vogliono convocare Dorsey per avere spiegazioni sulla decisione di bloccare la storia.

Nel frattempo, il New York Post ha pubblicato altre e-mail che proverebbero come Hunter Biden abbia cercato di spuntare accordi redditizi con l'allora maggiore società energetica cinese, la Cefc Chian Energy, inclusa un'intesa che in una missiva verrebbe definita dal figlio dell'ex vice presidente «interessante anche per la mia famiglia». «La vittoria di Biden sarebbe una grande vittoria per la Cina - ha commentato Trump - Se Biden vince, la Cina si comprerà il nostro paese».

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