C'era da aspettarselo. È partito l'assalto ai partiti euroscettici. Non importa se eletti democraticamente nel segreto delle urne, uno dopo l'altro devono fare i conti col fango che gli "amici" della tecnocrazia europea e la stampa progressista hanno già iniziato a riversargli addosso. Ne sanno qualcosa Marine Le Pen e Matteo Salvini che, nelle ultime ore, sono stati tacciati di andare a braccetto con il nemico numero uno dei penpensanti nostrani: Vladimir Putin. Si parla di finanziamenti (leciti), di triangolazioni nel mondo del trading energetico su petrolio e gas, di tesori nascosti da qualche parte in Siberia. Tanto fumo per stroncare l'avanzata di quella che sulle pagine di Repubblica viene bollata come l'Internazionale Nera.
L'exploit della Lega Nord alle regionali in Emilia Romagna ha segnato lo spartiacque. Matteo Salvini ha dato prova di poter portare il Carroccio a percentuali a due cifre. Questo ha iniziato a far paura. Perché, sebbene con numeri meno consistenti, è lo stesso trend che si sta registrando in Francia. Sabato prossimo si aprirà, a Lione, il congresso del Front National. Inizia così la marcia di Marine Le Pen sull'Eliseo. I sondaggi la danno in testa per le presidenziali del 2017. Due forze, la Lega Nord e il Front National, che terrorizzano chi difende da sempre l'egemonia di Bruxelles sui governi nazionali. Alle europee hanno già dimostrato di saperci fare: per un soffio non sono riusciti a mettere insieme uno straccio di gruppo che li rappresenti a Strasburgo, ma hanno fatto vedere a tutti di avere i numeri per incidere. E così, da alcuni giorni, è iniziato un violentissimo attacco mediatico. L'obiettivo è legare i soldi di Putin alle forze euroscettiche che si ripropongono di ribaltare l'Unione europea dall'interno. Il primo a muoversi è stato il quotidiano online Mediapart che ha accusato il Front National di essersi legato al Cremlino incassando una prima tranche di due milioni di euro sui nove totali ottenuti in prestito dalla First Czech Russian Bank. L'istituto di proprietà di Roman Yakubovich Popov è considerato essere molto vicino a Putin e al premier Dimitri Medvedev.
"Siamo in piena crescita e le prossime scadenze stanno per arrivare - spiega il tesoriere del partito, Wallerand de Saint-Just - da adesso alle presidenziali del 2017 abbiamo bisogno di una cifra tra i 30 e i 40 milioni di euro". Quello che Mediapart non dice è che l'operazione è regolare e alla luce del sole. Tanto che Wallerand non nasconde che avrebbe preferito una banca francese "per una questione di vicinanza e di lingua". Nessuna è stata disposta a dar loro un solo centesimo dopo lo scandalo che investì Nicolas Sarkozy. Nel 2012, dopo che il Consiglio costituzionale gli bocciò i conti, l'ex presidente fu costretto a rinunciare a 11 milioni di euro di rimborsi pubblici. Da qui la scelta di optare per un istituto russo. Scelta che Salvini non disdegna affatto. "Invidio profondamente la Le Pen - commenta il segretario del Carroccio - visto che io di quattrini ne vedo girare pochi...".
Non appena i risultati delle regionali sono stati più chiari, la fuoco incrociato si è subito rivolto contro la Lega Nord. L'Adnkronos parla con una fonte bene informata che legherebbe la recente visita di Salvini a Mosca alla ricerca di finanziamenti in rubli. "Non ha avuto solo valore politico - dice - per confermare la vicinanza del partito italiano alla Russia e quella di Mosca alle posizioni euroscettiche del Carroccio". Dagli incontri di Salvini con i suoi intelocutori russi il mese scorso sarebbero dunque emersi "risultati incoraggianti" sulla possibilità di ricevere aiuti che "a oggi non ci sono ancora". Eppure Repubblica si affretta a legare "il bancomat di Putin" ai lumbard ricordando che la Rossiya Bank di Yuri Kovalchuke Nikolaj Shamalov, bollata da Bruxelles come "la banca personale dei vertici della repubblica russa", è uno dei cinque istituti sanzionati da Unione europea e Stati Uniti. "Finora non è arrivato né un rublo né un euro - ci tiene a far presente Salvini - e non ci interessa chiederlo". Anche se in futuro dovesse arrivare, però, non ci sarebbe nulla di illecito. Eppure Repubblica già tuona allarmata contro l'Internazionale Nera, ovvero quel gruppone di partiti euroscettici e nazionalisti che va dagli austriaci del Partito Popolare all'Ukip di Nigel Farage, dai tedeschi di Alternative für Deutschland ai greci di Alba Dorata. Tutti, appunto, a libro paga di Putin.
"L'Unione sovietica inviava gioielli e bonifici milionari ai partiti comunisti, ai rivoluzionari del Terzo Mondo, qualche volta anche ai terroristi, con il pretesto di difondere la Rivoluzione proletaria - spiega un funzionario del Cremlino - adesso invece aiutiamo tutti coloro che ci aiutano a combattere questa ondata di immoralità del'Occidente. E nella lista non ci sono terroristi ma partiti democraticamente eletti".
Fa sorridere che a rinfacciare agli euroscettici di incassare finanziamenti (leciti e regolari) siano quegli stessi che, durante la prima Repubblica, non si sono fatti problemi a riempirsi (illecitamente) le casse di rubli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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