I talebani a Camp Arena nella base degli italiani

È stata l'icona del nostro impegno

I talebani a Camp Arena nella base degli italiani

Piazza Italia non c'è più, gli hangar in cui un tempo venivano ricoverati Mangusta, Amx e CH-47 ora servono per i bagordi dei terroristi, come si vede in alcuni video che girano nelle chat segrete che la popolazione afghana di nascosto si scambia su Telegram.

Vent'anni di missione di pace buttati. Ma soprattutto 53 vite perse per niente. Camp Arena, fino a due mesi fa base del contingente italiano, dove l'8 giugno il ministro della Difesa Lorenzo Guerini volò per l'ultimo ammainabandiera, ora è in mano ai talebani, che hanno preso la città simbolo dell'impegno italiano nella terra degli aquiloni. Due decenni in cui i nostri militari hanno lavorato duramente, mettendo a rischio la loro incolumità, per dare strade, scuole, ospedali agli afghani. Un generale dell'Esercito, di fronte a un pari grado italiano, anni fa disse: «Mi chiedo ancora perché ogni volta che vi uccidono un soldato voi ci costruiate qualcosa». Il significato sta tutto in quel Tricolore che ha sventolato orgoglioso per lungo tempo o adagiato su ogni singola bara partita sui C-130 verso Ciampino.

«Stiamo pagando la dissennata politica trumpiana di aprire un dialogo con i talebani - lo dice senza mezzi termini il presidente del CeSi (Centro di studi internazionali) Andrea Margelletti - che si stanno dimostrando di essere per ciò che sono sempre stati. E naturalmente nel momento in cui gli Stati Uniti dicono di andare via, gli altri Paesi della coalizione non potevano avere altra alternativa. Ma qua bisogna avere il coraggio di dire che l'Italia è stata tra le nazioni molto più perplesse nel dover abbandonare l'Afghanistan».

E amaramente prosegue: «Mi pare che i talebani, che hanno una profonda coerenza, stiano facendo ciò che hanno sempre fatto. Quindi l'Afghanistan ritornerà a essere un luogo franco per addestrare i terroristi che arriveranno da tutto il mondo. I diritti delle donne e dei bambini, l'accesso all'istruzione, alla sanità, verranno completamente disintegrati come hanno sempre fatto. Non vedo motivo di stupirsi se i talebani si comportano da talebani». In molti, se potranno, tenteranno la via di fuga verso l'Europa, verso Paesi come l'Italia.

«Indiscutibilmente - chiarisce Mergelletti - ci saranno migrazioni ed è un loro diritto essere accolti dal momento in cui noi li abbiamo abbandonati».

Perché non c'è solo il problema degli interpreti che devono essere portati via, ma anche quello più strettamente umanitario di tutta una popolazione che ora rischia troppo e di cui nessuno si occuperà. Mentre l'Italia già pensa di evacuare l'ambasciata in tempi brevissimi.

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