I tre De Luca che agitano la sinistra italiana

Vincenzo e Piero, più Cateno (solo omonimo) possono far male ai dem e ai 5s

I tre De Luca che agitano la sinistra italiana
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Due «cacicchi» e mezzo. Occhio a mettersi contro i pochi politici che ancora possono vantare un consenso importante sul territorio. Dopo avere sparato a palle incatenate su quelli che lei ha chiamato «i capibastone», Elly Schlein rischia di prendere una lezione proprio da tre campioni di voti a livello locale. Due «cacicchi», come direbbe la segretaria, e un mezzo, Piero De Luca, erede di Vincenzo, il ras dei ras della Campania. All'appello ne manca uno, omonimo ma non imparentato con gli altri due. Si tratta di Cateno De Luca, mister preferenze in Sicilia, deputato regionale, di recente eletto sindaco a Taormina, leader del partito Sud Chiama Nord.

Un'onda civica che potenzialmente potrebbe ridefinire gli equilibri all'interno del vasto fronte progressista che si oppone al centrodestra di governo. I tre Caballeros del consenso meridionale non farebbero male solo a Schlein, ma anche a Giuseppe Conte. E hanno le carte in regola per cambiare i connotati al Terzo Polo. Perciò Matteo Renzi sta a guardare, interessato alle mosse dei cacicchi in vista delle europee dell'anno prossimo. Un appuntamento elettorale a cui il centro che guarda alla sinistra deve arrivare obbligatoriamente cercando di raccogliere più forze possibili, pena il non raggiungimento del quorum del 4%.

Ed ecco servita la tempesta perfetta che agita i progressisti. Una marea che è aumentata di intensità all'indomani del siluramento di De Luca jr. da vicecapogruppo dem alla Camera a opera di Schlein. Primo indizio: uno dei primi a offrire la solidarietà al figlio del governatore campano estromesso dai vertici del gruppo Pd a Montecitorio è stato proprio Cateno De Luca, «Scateno» per gli amici, forte di mezzo milione di voti conquistati alle ultime regionali siciliane. Il neo sindaco di Taormina ha spedito subito «un abbraccio a Vincenzo De Luca e Piero De Luca» e si è scagliato contro «la logica del Pd» di «punire chi ha consenso sul territorio». Poi il corteggiamento si è fatto più esplicito: «Da noi il consenso è un valore aggiunto». De Luca padre ha incassato il sostegno, lanciando bordate contro Schlein, la «volgare radical chic senza chic». I De Luca del Pd, insomma, sono ai ferri corti con il Nazareno. Anche perché Vincenzo punta al terzo mandato in Campania, ma Schlein non ci pensa proprio a candidarlo.

Dal canto loro, dall'entourage di Sud Chiama Nord annotano: «Vincenzo De Luca in Campania è un po' come Cateno in Sicilia». Grazie al lavoro di tessitura dell'ex viceministra grillina Laura Castelli, portavoce nazionale del movimento del De Luca siculo, Sud Chiama Nord si sta ramificando anche in altre regioni. In alcuni comuni di Puglia, Campania e Lazio i candidati sponsorizzati da Cateno hanno ottenuto risultati ragguardevoli. Secondo gli ottimisti, una lista con i due De Luca potrebbe raggiungere il 4% alle europee solo grazie al Mezzogiorno, una volta feudo del M5s. Lo spettatore del caos creativo è Renzi. «De Luca è un pesce fuor d'acqua nel Pd, farà di tutto per avere il terzo mandato ma non lascerà il partito», abbozza l'ex premier dall'assemblea nazionale di Italia Viva.

L'ex rottamatore corteggia i due parlamentari di Cateno De Luca, Dafne Musolino e Francesco Gallo, tallonati anche da Azione di Carlo Calenda. Nel caso di un listone unico alle europee con i tre De Luca e Letizia Moratti, Renzi potrebbe offrire la copertura politica dei macroniani di Renew Europe, il gruppo dei renziani a Bruxelles.

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