
Il dibattito per la legge della Toscana sul fine vita coinvolge la politica, certo, ma anche i vescovi. E sullo sfondo c'è il tema mai sopito della mancanza di una legge quadro nazionale. Se per il presidente Eugenio Giani, del Pd, si è trattato di «regolamentare» sotto il profilo «amministrativo» quanto già «avviene nelle Asl», per il cardinal Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza episcopale in Toscana e arcivescovo di Siena, la novità è una «sconfitta per tutti». Lojudice ha chiesto di «non arrendersi» e di «continuare a essere portatori di speranza e di vita». Anche monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei, si è detto «dispiaciuto» per l'esito della votazione. Savino ha ricordato l'esistenza, alternativa, della cure palliative. Ferma pure la reazione di Pro Vita e Famiglia, che ha chiesto al governo di ricorrere alla Consulta. Per i pro life, il provvedimento toscano è «omicida» e «incostituzionale». Ma il Pd, sempre con il governatore Giani, ha ribadito come la legge rappresenti un «salto di civiltà». Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd, ha parlato di un «testo equilibrato». Per Ceccanti è partita la «sfida» al Parlamento per una legge nazionale. Ferma sulle sue posizioni l'opposizione, con Fratelli d'Italia che ha scelto di non prendere parte alla votazione degli emendamenti. Il partito di Giorgia Meloni ritiene che la maggioranza di sinistra abbia «voluto trasformare» una «vicenda procedurale» (ossia la sentenza della Corte Costituzionale del 2019) in una «questione politica». L'ex eurodeputato Marco Cappato ha attaccato il centrodestra: «I partiti che si oppongono alla legge sul fine vita in Toscana perché serve una legge nazionale sono gli stessi che, in Parlamento, si oppongono a una legge nazionale. Non fa una piega», ha fatto sapere. Emma Bonino ha definito la novità come un «grande passo in avanti». Per l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, la Toscana ha confermato di essere una «terra di civiltà e diritti». Felicità anche in Avs, con la capogruppo Luana Zanella che ha a sua volta invitato il Parlamento a procedere con una legge nazionale. Il governo, con il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella, ha già lasciato intendere, qualche giorno fa, di essere contrario. Non è escluso che l'esecutivo sollevi la questione del conflitto di attribuzione. Forza Italia, infatti, con Marco Stella, che è il capogruppo azzurro in Toscana, segnala come la normativa «apra» uno «scontro istituzionale» e «costituzionale». «Le sentenze della Corte Costituzionale e il pronunciamento dell'Avvocatura dello Stato hanno stabilito che la legislazione sulla vita è di competenza del Parlamento nazionale», ha chiosato l'esponente di Fi. Per la deputata Morgante, di Fdi, il voto «offende chi crede nella dignità umana».
Stessi toni per Michelotti e Amorese, deputati di Fdi, che hanno definito la legge «disumana e incostituzionale». Durissimo, infine, l'azzurro Maurizio Gasparri. Per il capogruppo di Fi al Senato, il Consiglio toscano ha dato vita a una «grave forzatura». E la vita resta «un valore primario da tutelare».
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