Gli abitanti del piccolo paesino di Barbara hanno visto la morte in faccia e si sono messi in salvo come hanno potuto: per ore aggrappati a un albero o arrampicati sui tetti delle case, in attesa dei Vigili del fuoco. Lì, fermi a guardare lo scenario spettrale che scorreva sotto i loro occhi: auto che galleggiano nelle strade allagate, case sventrate, nulla più è riconoscibile. Una vita spazzata via da quello che molti descrivono come uno tsunami arrivato tutto in una volta, più di un'esondazione. E nel «day after» si comincia a pulire, a salvare quello che si può.
A Pianello di Ostra il fiume ha danneggiato decine e decine di case. «Sono qui per aiutare mio fratello Mariano - dice Massimo - che è dovuto salire sul tetto per salvarsi. L'acqua è arrivata fino al piano di sopra». Claudio è seduto davanti casa con un cane e un gatto: «li ho portati con me sul tetto. Sono sceso quando l'acqua è andata giù: siamo salvi».
Due amici, Salvatore e Valeria, cercano di sdrammatizzare: hanno imbandito una tavola davanti casa mentre si cerca di ripristinare la situazione molto difficile «Tra di noi ci aiutiamo - dice Salvatore - ma di aiuti non se ne sono visti». «Cerco di salvare un po' di vestiti dei miei figli - fa eco Valeria -. Piano piano ripartiremo, sono cose rimediabili, altre invece non si rimediano».
Danni ingenti anche ad aziende tra cui il Molino Paolo Mariani di Barbara, allagato, con «cisterne che giravano nell'acqua come un vortice e un 1,5 metri d'acqua - riferisce Danny Mariani, figlio del titolare -. È stato uno tsunami, incredibile se non lo si vive». Il primo cittadino di Barbara non riesce a capacitarsi della forza e della rapidità dell'onda, parla con il presidente della Provincia Daniele Carnevali, anche lui sul posto. «Le piogge? No secondo me, - ipotizza il sindaco - è stato come se qualcosa ostruisse il corso del fiume, passato da 3 a 60 metri, poi si è sbloccato, come il cedimento di una diga, é venuto giù il mondo in un attimo. Un rumore sordo poi l'ondata. Non è stata un'alluvione ma uno tsunami. Le responsabilità? Stiamo risolvendo la situazione, vedremo poi».
«Quando il fiume Misa è uscito dagli argini, verso mezzanotte, ha sentito una ragazza gridare. Era la vicina del piano di sotto, intrappolata nel suo appartamento in una Senigallia sommersa». La pressione dell'acqua le bloccava la porta d'ingresso. «Era terrorizzata», racconta Paolo, che con un altro vicino è corso in suo aiuto. «Ci sono voluti alcuni minuti, ma ce l'abbiamo fatta», spiega emozionato il 42enne. Una storia a lieto fine, che allevia, almeno un po', il fango che la gente ha addosso e nel cuore.
«Dalla finestra di casa mia, al secondo piano, ho visto un mare spettrale di tronchi che gonfiava il Misa - è il ricordo di Paolo - Ieri è piovuto meno che
otto anni fa», quando la pioggia causò quattro morti e circa 180 milioni di euro di danni, mettendo intere famiglie in ginocchio.Gli abitanti di Pianello, parlano di «un inferno: è bastata mezz'ora per cancellare tutto».
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