"Irregolare, non ti sposo". E il sindaco di un paese smonta le nozze sospette

Matrimonio negato all'algerino con decreto di espulsione. "Ci amiamo". Deciderà il tribunale

"Irregolare, non ti sposo". E il sindaco di un paese smonta le nozze sospette
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Viva gli sposi, anzi no. Il futuro marito «va espulso dalla Francia». Dopo il passaparola che aveva già varcato i confini della cittadina di Béziers, nel sud-ovest dell'Esagono, fino a giungere all'orecchio dell'Eliseo, molti aspettavano la decisione finale del sindaco del piccolo comune dell'Occitania, Robert Ménard; per scoprire se la sua fosse propaganda, messinscena o se invece si stesse davvero facendo largo un nuovo fronte - tra i primi cittadini - di denuncia di un fenomeno cresciuto negli ultimi anni: quello di matrimoni di convenienza, «bianchi», tra donne francesi e giovani stranieri in cerca di cittadinanza.

L'unione era prevista per ieri, invece si andrà in tribunale. Già, perché il lepenista Ménard ha scelto di sfidare la legge transalpina rifiutando di sposare un algerino 23enne. Perché in tasca il ragazzo non aveva solo il consueto anello nuziale, ma un decreto di espulsione. Il sindaco ha stoppato la cerimonia. La coppia era già in abito, a duello vis-à-vis con un'amministrazione che aveva già mostrato i suoi dubbi. Inequivocabile il primo cittadino: «Non lo sposerò mai». Ieri si sono presentati lo stesso all'appuntamento. Ma il sindaco, in sella dal 2014, si è negato, comunicando la scelta al ministro dell'Interno Gérald Darmanin e al presidente della Repubblica: con un j'accuse documentato, lanciando un guanto di sfida allo Stato centrale («Che deve essere messo davanti alle proprie responsabilità») e sollecitando il presidente della Repubblica a intervenire sul potenziamento delle espulsioni come da promessa elettorale di Macron.

Gli sposi hanno interpellato la giustizia, per un caso che potrebbe riscrivere la prassi, su cui i primi cittadini hanno finora potuto poco. Lo strumento del comune per accertare che non ci siano ombre sulla richiesta di matrimonio (in questa come altre) è la semplice compilazione separata di un formulario con 48 domande per i futuri coniugi. Il caso del ragazzo algerino è stato considerato quello di un piccolo delinquente. Furti con scasso e altri reati, nell'elenco Oqtf, degli stranieri che la Francia non riesce a espellere, in cerca di una strada facile per diventare francese.

Il Paese, con la crisi delle banlieue non riassorbita e un dibattito che i neogollisti stanno già cavalcando su immigrazione incontrollata e mancanza di sicurezza, ha inevitabilmente rivolto lo sguardo a Béziers. La legge parla chiaro. Il rifiuto di celebrare un matrimonio rientra nel «grave attacco a una libertà fondamentale». Deciderà un giudice se l'amministrazione di marca lepenista (ma Ménard è un battitore libero) rientri nella «manifesta incapacità di eseguire di un testo legislativo». Il ragazzo algerino, lasciato fuori dal municipio mentre il sindaco riceveva ieri la donna spiegando che non era «una questione personale», si è rivolto alle tv: «Siamo molto innamorati - ha assicurato a CNews - da 7 mesi conviviamo e finché è con me non mi importa di Ménard». Ha spiegato d'esser pronto ad andare in Algeria per il matrimonio. «Tornerò in Francia con i documenti», Paese che avrebbe già dovuto lasciare. In caso di frode provata, rischiano 15mila euro di multa e 5 anni di galera. Il Comune li aveva sentiti separatamente il 15 maggio al fine di verificare la realtà del consenso matrimoniale. Lì erano nati i sospetti. Il ragazzo ha ammesso solo gli «errori di gioventù». No comment dalla donna, più grande di 6 anni e con 3 figli.

Il ministro Darmanin ha fatto sapere al sindaco che le nozze non impedirebbero l'espulsione. Ménard ha ottenuto che se ne parli. E in una Francia che ha faticato molto a guardare dentro se stessa, ancora una volta è stato un sindaco a smuovere le acque.

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