Israele contro l'Onu: giorno infame

Le Nazioni unite chiedono la tregua a Gaza: basta crimini di guerra. L'ira di Tel Aviv

Israele contro l'Onu: giorno infame
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È di nuovo scontro tra l'Onu e Israele. Da Ginevra, le Nazioni Unite hanno lanciato l'allarme per i «crimini di guerra» che si stanno commettendo nel conflitto tra lo Stato ebraico ed Hamas, rivolgendosi quindi ad entrambe le parti, mentre al Palazzo di Vetro di New York l'Assemblea Generale ha approvato la bozza di risoluzione concentrata sulla tregua a Gaza, scatenando l'ira di Tel Aviv. «Oggi è un giorno che passerà alla storia nell'infamia, un giorno buio per l'Onu, che non ha più un briciolo di rilevanza o legittimità», ha tuonato l'ambasciatore Gilad Erdan dopo il via libera al documento, non vincolante, con 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui Usa e Israele) e 45 astenuti (tra cui l'Italia). La bozza, presentata dalla Giordania a nome dei paesi arabi, ha chiesto invece del cessate il fuoco una «tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata che conduca alla cessazione delle ostilità», e che «tutte le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, in particolare sulla protezione dei civili». Inoltre si domanda la «fornitura immediata, continua e senza ostacoli di beni e servizi essenziali ai civili in tutta Gaza, incoraggiando la creazione di corridoi umanitari per facilitare la consegna degli aiuti», e la «revoca dell'ordine da parte di Israele di evacuazione dei palestinesi dal nord della Striscia». Nel testo non si menziona Hamas, e per questo il Canada ha proposto un emendamento sostenuto tra altri dagli Usa nel quale chiedeva una condanna diretta degli attacchi di Hamas del 7 ottobre e il rilascio immediato degli ostaggi, che però è stato bocciato dall'organo delle Nazioni Unite. Il segretario generale Antonio Guterres, intanto, ha avvertito che «il sistema umanitario nella Striscia sta affrontando un collasso totale con conseguenze inimmaginabili per più di 2 milioni di civili»: «senza un cambiamento fondamentale, la popolazione dovrà affrontare una valanga di sofferenze umane senza precedenti». Mentre tornando alle parole pronunciate a Ginevra, la portavoce dell'Ufficio per i diritti umani dell'Onu, Ravina Shamdasani, ha espresso preoccupazione «per la punizione collettiva inflitta da Israele agli abitanti di Gaza in risposta agli atroci attacchi di Hamas, che costituiscono anch'essi crimini di guerra». «La punizione collettiva è un crimine di guerra - ha sottolineato -. Nessun posto è sicuro a Gaza. Costringere le persone ad evacuare in queste circostanze, e mentre sono sotto completo assedio solleva serie preoccupazioni per i trasferimenti forzati, che costituiscono un crimine di guerra». Dure critiche a Israele sono arrivate poi dal ministro degli Esteri turco Hakan Fidanl, il quale ha definito «crimini contro l'umanità» i raid contro la Striscia, avvertendo che «è stato violato il diritto internazionale», e «coloro che sono rimasti in silenzio di fronte alle atrocità di Israele sono complici».

Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez è intervenuto sulla risposta militare di Israele e sul quesito se stia violando il diritto internazionale, ritenendo «legittimo porsi questa domanda dopo aver visto le immagini, la sofferenza e lo sfollamento di oltre un milione di persone da tre settimane». Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha definito «cruciale che Israele agisca in modo mirato contro i terroristi»: «il miglior modo di agire non è un'operazione massiccia che mette in pericolo i civili».

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