Anche tra i talebani esistono correnti politiche, ma se in Occidente gli accordi vengono tentati attraverso approcci da fusione a freddo, a Kabul la capacità di spingere il movimento jihadista in una direzione o nell'altra avviene attraverso risse e colpi proibiti. Secondo quanto riportato dalla Bbc, che ha raccolto le confidenze di un leader talebano a Doha, il nuovo governo sarebbe nato in seguito a una gigantesca colluttazione nel palazzo presidenziale. La disputa è venuta alla luce dopo che uno dei fondatori del gruppo, il mullah Abdul Ghani Baradar, è scomparso da diversi giorni. Alcuni sostengono che abbia lasciato il vertice jihadista per rifugiarsi a Kandahar, ma per altri sarebbe stato ucciso durante il fin troppo animato tentativo di formare il governo. Tutto sarebbe cominciato da un alterco tra lo stesso Baradar e Khalil Rahman Haqqani, ministro per i rifugiati e figura di spicco all'interno della rete talebana. La disputa è scoppiata su chi tra le due correnti avrebbe dovuto prendersi il merito della vittoria in Afghanistan. Baradar era convinto che l'accento dovesse essere posto sulla diplomazia condotta dal suo gruppo, per Haqqani, che rappresenta l'ala più anziana, sarebbe stata la lotta armata a consentire il ritorno al potere. Dalle parole i due leader sarebbero passati alle mani e il parapiglia avrebbe coinvolto parecchi miliziani presenti nel palazzo che non avrebbero esitato a impugnare le armi. Il portavoce Zabiullah Mujahid ha smentito qualsiasi attrito o disputa, ma l'assenza di Baradar, che manca all'appello da ormai una settimana, sembra far pensare che sia accaduto qualcosa di molto grave. In una registrazione audio circolata sui social ieri mattina, il co-fondatore dei talebani ha detto di essere in viaggio: «Ovunque io sia in questo momento, sto bene». Purtroppo l'audio è disturbato e parecchi analisti, comparando il messaggio con un altro vocale, ritengono che le voci siano differenti. Mujahid ha riferito che Baradar era andato a Kandahar per incontrare il leader supremo, ma poche ore dopo, sentito dalla tv britannica, ha cambiato versione: «dobbiamo lasciarlo in pace. È stanco e ha bisogno di riposo».
Non è certo costruttivo per l'Afghanistan e l'Occidente che abbia prevalso il gruppo di Haqqani. La rete è associata ad alcuni degli attacchi più violenti che si sono verificati in Afghanistan. Il gruppo figura sulla lista nera Usa delle organizzazioni terroristiche più pericolose. Baradar viene invece riconosciuto come l'uomo della diplomazia. È stato il primo leader talebano a comunicare direttamente con un presidente degli Stati Uniti, nel corso di una conversazione telefonica con Donald Trump il 3 marzo 2020. È inoltre sua la firma dell'accordo di Doha sul ritiro delle truppe statunitensi.
Speculazioni riguardano anche le sorti di un altro pezzo da novanta del gruppo, il comandante supremo Hibatullah Akhundzada, che non è mai stato visto in pubblico. È il responsabile degli affari politici, militari e religiosi, ma secondo fonti accreditate potrebbe essere addirittura morto da alcuni mesi.
Manipolare le informazioni e mantenere in vita miliziani in realtà deceduti è una prerogativa talebana. Nel 2015 il gruppo ammise di aver coperto la morte del loro leader fondatore, il Mullah Omar, per più di due anni, durante i quali continuarono a rilasciare dichiarazioni a suo nome.
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