Kevin, il giovane socialista tiene in scacco la Germania

Il leader dei 70mila "Jusos" della Spd ha solo 28 anni. "Votiamo no al referendum sulla grande coalizione"

Kevin, il giovane socialista tiene in scacco la Germania

Kevin Kühnert, chi era costui? Potrebbero presto accorgersene, nell'ordine, la Spd di Martin Schulz, la Cancelliera uscente e (forse) rientrante Angela Merkel, e la Germania intera. Kühnert, 28 anni, è il capo degli «Jusos», i giovani socialdemocratici tedeschi, organizzazione storicamente orientata su posizioni più massimaliste che moderate. Oggi i militanti, in età comprese tra i 14 e i 35 anni, sono 70mila. E Kühnert vuole portarli «in direzione ostinata e contraria» rispetto a quella indicata dal segretario Schulz, che si è impegnato a portare di nuovo al governo la Spd insieme con i conservatori della Cdu/Csu dopo aver sentito il parere dei militanti.

«C'è una gran frustrazione rispetto alla cultura della Grande Coalizione - dice il capo degli Jusos - e al fatto che il nostro partito non sia stato capace di proporre nuove opzioni di maggioranza». Tradotto in fatti, Kühnert intende da una parte impegnarsi per un voto contrario alla GroKo (acronimo tedesco per Grosse Koalition, nda) sia dei 600 delegati del partito al congresso di domenica prossima sia dei 450mila iscritti alla Spd, e dall'altra favorire la formazione di un governo di minoranza Cdu/Csu con la Merkel Cancelliera e appoggi esterni variabili da parte dei partiti dell'opposizione (Spd inclusa).

Il giovane capo degli Jusos sembra in ampia compagnia: un sondaggio realizzato da Forsa indica in non più del 56% la quota degli elettori (che non coincidono però con gli iscritti) socialdemocratici che sostengono la «Groko» con la Merkel. Gli altri, vuoi perché orientati più a sinistra, vuoi perché temono che a forza di compromessi con la Merkel il partito finirà con l'estinguersi, sono contrari. Tra le figure più di spicco della Spd che si sono espresse contro la linea della segreteria ci sono il sindaco di Berlino Michael Müller (che ha nella sua maggioranza i postcomunisti della Linke e si è detto «molto critico») e la governatrice della Renania-Palatinato, Malu Dreyer, che si ribella al tetto annuo di 200mila richiedenti asilo concordato con la Merkel.

La già traballante leadership di Schulz - sotto la cui guida la Spd ha toccato nel settembre scorso il punto più basso dei suoi consensi elettorali in 85 anni - è messa dunque a dura prova. Fortemente intenzionato a collocare il partito all'opposizione per permetterne il rilancio, Schulz è stato richiamato dal presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier (suo compagno di partito con cui tra l'altro non va per nulla d'accordo) a invertire la rotta nel nome della stabilità nazionale ed europea: il naufragio del negoziato per la formazione di un governo tra conservatori, liberali e verdi lasciava infatti come unica alternativa a disastrose nuove elezioni una riedizione della già ripudiata «GroKo».

Di gran malavoglia Schulz si è piegato, salvo lasciare l'ultima parola - sotto forma di consultazione interna a fini di ratifica - ai dirigenti e agli iscritti Spd. Mossa che rischia ora di ritorcersi più che contro di lui (ormai un leader screditato con nomea di perdente) contro la Germania intera.

Se infatti la linea Schulz verrà bocciata, sarà un colpo durissimo alla stabilità predicata da Steinmeier e auspicata dai mercati. Intanto Kevin Kühnert, 28 anni, si gode il suo grande momento: la Germania e l'Europa pendono dalle sue labbra.

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