A Kherson senza telefoni, internet e radio

Nuove restrizioni sui rifornimenti di energia a Kiev e in altre 3 regioni

A Kherson senza telefoni, internet e radio

«L'unico modo per porre fine alla guerra è costringere la Russia a lasciare l'Ucraina. Altrimenti, il 21° secolo sarà un'era di sanguinosi conflitti». La frase del consigliere di Zelensky Mykhailo Podolyak è al tempo stesso una minaccia, una richiesta di aiuto, e una fotografia di quanto stia accadendo in Ucraina. Perché oltre a ogni possibile dialogo in atto, l'esercito di Putin continua a colpire pesantemente le principali città ucraine lasciandole a corto di elettricità e risorse.

Ieri sono state imposte nuove restrizioni alle forniture di elettricità a Kiev e nelle regioni di Chernihiv, Cherkasy e Zhytomyr, colpite dagli attacchi russi. 70 squadre di riparazione sono impegnate nelle operazioni di ripristino energetiche ma alcune zone hanno, tra l'altro, già perso il 90% dell'energia eolica e fino al 50% di quella solare, considerato che gli impianti green sorgevano prevalentemente nel Sud del Paese. È la strategia militare russa che sembra avere effetto: isolare quanto più possibile le città in vista dell'inverno per avere la strada spianata verso il contrattacco. Una situazione complessa anche a Kherson, dove le forze russe che hanno occupato il territorio, hanno interrotto le connessioni internet, di telefonia mobile e le trasmissioni di radio e tv proprio per isolare la città.

Preoccupano in prospettiva le manovre nel Lugansk, dove i russi stanno cercando in tutti i modi di rafforzare le difese con una strategia da «guerra antica», già vista in passato. Per evitare una possibile controffensiva ucraina, secondo l'intelligence britannica un team di ingegneri sta costruendo un'estesa «linea Wagner» fortificata di difese. Le immagini satellitari mostrano una linea di difese anticarro e sistemi di trincea di nuova costruzione, parte integrante del piano di battaglia messo in atto dal generale Surovikin: arretrare la linea del fronte, evitare qualsiasi controffensiva e al momento opportuno, con l'Ucraina in ginocchio dopo gli attacchi che stanno mettendo alle corde numerose città, sferrare l'attacco che al Cremlino sperano possa essere decisivo. Al netto, ovviamente, dell'intervento occidentale, diretto o indiretto. Non solo formale in questo senso il dispiegamento di quasi 5mila uomini americani in Romania, a pochi chilometri dal confine ucraino.

Intanto, nelle pieghe del conflitto, emergono altre storie che fanno venire i brividi. Secondo il sindaco della città di Energodar, dove sorge la centrale di Zaporizhzhia, i russi non avrebbero nessuna intenzione di restituire ai genitori i bambini che erano stati portati via e «rifugiati» a Krasnodar, in territorio russo.

Portati via per una «vacanza» per la loro sicurezza, avevano detto i russi, che adesso sembrano forzati a rimanere in Russia «per un periodo indefinito», al punto che è stato chiesto ai genitori anche di inviare vestiti più caldi per permettere loro di andare a scuola senza problemi. Un'operazione a metà tra la deportazione e il rapimento che scrive un'altra pagina di ignominia in un conflitto che sembra non avere fine.

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