
Arduino Paniccia, analista militare, è docente di Studi Strategici presso l'Università di Trieste, già membro di comitati di studio dell'Ue e dell'Onu, presiede Asce, scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia.
Professore, ancora bombe russe nel Donetsk, su Odessa e Kharkiv. Zelensky teme che gli obiettivi della Federazione siano immutati. È così?
«Putin è sicuramente interessato alle proposte di Trump e si sta preparando a un assetto futuro, ma non vuole dar segni che eventi esterni influenzino le scelte sul campo, è un assetto russo, diverso dal nostro, quasi impossibile da mutare. Mantiene le posizioni, non accadrà che il suo Stato maggiore cammini rapidamente verso cambi d'azione solo perché si sta arrivando a una trattativa, il Cremlino sa che può accadere, ma non vuol dare un significato tangibile a ciò».
Dunque è una farsa, quella di sedersi al tavolo a Riad?
«Finora è solo gioco delle parti, la trattativa non si sbloccherà, se non con segnali di forza. Solo così l'Europa ha l'occasione di dar vita a una specie di stato maggiore diplomatico, altrimenti una guerra che riguarda se stessa, Trump la va a discutere con i sauditi perché gli interessa di più il rapporto futuro con l'Asia che non quello con la Moldavia o la Transnistria mentre noi continuiamo, giustamente, a inviare armi a Kiev».
L'Ue insiste anche sulle sanzioni alla Russia per avere un ruolo...
«Sono una palude, uno strumento che a perso di efficacia, ci intralcia quasi, non saranno nuovi inasprimenti a convincere uno come Putin a sedersi al tavolo. Se siamo in grado come Europa di fare massa militare che faccia capire che l'Ucraina può resistere, ci può essere invece un elemento che emerge nella trattativa, e che riguarda anche noi. Trump è rude, cowboy, ma ha idee strategiche, noi discutiamo molto sugli ideali, ma il re è nudo, bisogna capirlo e agire».
Gli Usa hanno sospeso gli aiuti militari, Kiev può sopravvivere con quelli europei?
«Sì e lo farà, vedi anche i Mirage francesi o il contributo britannico di intelligence. Poi è chiaro che non può durare in eterno questa guerra, come i vent'anni in Afghanistan o il Vietnam. Ma che gli ucraini si suicidino è una vulgata che non esiste, combattono e hanno dimostrato di saperlo fare, non sarà togliendo alcuni elementi che si arrenderanno o verranno sconfitti».
Non c'è ancora un vero tavolo diplomatico, ma si parla già di peacekeeper. Il ministro Tajani dice che è «prematuro». Ieri ha fatto capire che Roma potrebbe inviare forze, ma non con Ue o Nato. Crede a una missione senza egida Onu?
«Sì e credo che finiremo lì entro l'anno, altrimenti non servirebbe a niente. A Parigi ci chiederanno di certo un contributo tra i volenterosi. L'Italia ha le capacità operative per farlo: proiezione marittima, aerea e anfibia, oltreché di intelligence. Anche non rischiando sul campo, il nostro Paese è un raccordo strategico, e i francesi lo sanno, Roma deve partecipare, possibilmente con molto peso, altrimenti restiamo fuori dai giochi. La politica di Obama di tagliar fuori il Mediterraneo, seguita dalle scelte franco-tedesche, e dei russi che abilmente hanno dato il gas, si è rivelata fragilissima. Senza l'Italia e senza capire che l'Adriatico va a Suez e nell'Indo-pacifico, la Francia oggi non va da nessuna parte. Bisogna dirgli queste cose, non fare il solito balletto antipatizzando per la grandeur. L'asse franco-tedesco spaccava in due l'Europa, un errore, ora si va verso un asse longitudinale. Merz e Starmer lo hanno capito. Macron tenta di portare acqua al suo mulino, nella sua mania di narcisismo.
Ma dovrà rassegnarsi a essere uno, pur con l'arma nucleare, nel futuro direttorio di una difesa comune che sarà Parigi, Roma, Berlino, Varsavia, Madrid più la Gran Bretagna. Non è più solo un problema di eserciti, ma di assetto. E l'Italia ha già un ruolo nella nuova frontiera europea che la Russia sta disegnando dalla Libia a Kaliningrad».
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