Kiev, l'invasione russa "scatterà il 21 febbraio". Ma si tratta fino alla fine

Mosca aspetta soltanto la chiusura dei Giochi. Gelo fra Lavrov e il ministro degli Esteri inglese

Kiev, l'invasione russa "scatterà il 21 febbraio". Ma si tratta fino alla fine

La Russia potrebbe invadere l'Ucraina il 21 febbraio, il giorno dopo la chiusura delle Olimpiadi invernali di Pechino. Lo sostiene Valerij Kondratyuk, capo dell'intelligence di Kiev. La notizia è stata raccolta da alcuni media ucraini dopo il summit di martedì scorso tra il presidente Macron e l'omologo Zelensky. La maxi esercitazione militare che Mosca ha voluto organizzare a Yelsk, in Bielorussia, a pochi chilometri dal territorio ucraino, non sarebbe altro che una prova generale di guerra vera e propria. Il piano si chiama «Union Resolve 2022», è iniziato nella mattinata di ieri e si concluderà il 20 febbraio. La Russia vuole rispettare la tregua Olimpica, sancita fin dai tempi della prima edizione dei giochi a cinque cerchi, per poi partire all'assalto.

Il dispiegamento di 30mila soldati russi, accompagnati da due battaglioni di sistemi missilistici terra-aria, e da 12 caccia Sukhoi, la dicono lunga sulla potenza di fuoco approntata da Putin. Mosca quindi non sfonderebbe, almeno inizialmente, dal Donbass, dove sono presenti 130mila uomini, ma utilizzerebbe il territorio dell'alleato bielorusso per assaltare il confine dalle parti di Novaya Rudnya. Anche in occasione dell'invasione della Crimea del 2014, l'esercito russo diede vita a una massiccia esercitazione assieme alla Bielorussia.

Corsi e ricorsi storici, che creano timori soprattutto per la presenza di Valery Gerasimov, eroe di guerra e generale messo a capo dell'esercito da Putin in persona. Arrivato mercoledì in Bielorussia per condurre personalmente l'esercitazione, è considerato lo stratega che ha ridisegnato le forze armate in questi anni. Secondo gli analisti militari, citati dal Washington Post, gli ultimi pezzi sarebbero stati sistemati in vista «di un attacco su larga scala per deporre il governo ucraino e imporre il controllo di Mosca».

Non è un caso che il Cremlino, come ricordato dal ministro degli Esteri Lavrov, abbia invitato il personale non essenziale nella sua ambasciata in Ucraina a lasciare temporaneamente il Paese. Mosca smentisce qualsiasi assalto a breve termine, Lavrov stesso parla di operazioni che «si concentreranno sulla soppressione e il respingimento di aggressioni esterne», ma il presidente ucraino Zelensky denuncia «una vergognosa pressione psicologica. Mosca però deve stare attenta, perché oggi abbiamo abbastanza forze per difendere con onore il nostro Paese». Zelensky mostra i muscoli, ma ripone le sue speranze in un intervento risolutore al Cremlino di Erdogan. Sullo sfondo delle presunte esercitazioni, ieri, in tarda serata, il capo di stato maggiore Usa Mark Milley, ha avuto un lungo colloquio telefonico con quello bielorusso Viktor Gulevich. Le due parti non hanno voluto rendere noti i dettagli della conversazione, ma non ci sarebbe stata alcuna schiarita.

Si va verso lo scontro, soprattutto dopo che è naufragato l'ennesimo tentativo di riallacciare i rapporti diplomatici con una litigata furiosa tra Lavrov e l'omologa britannica Liz Truss.

La Germania continua a mostrarsi attendista e nulla di nuovo è emerso nel bilaterale tra il cancelliere Scholz e il presidente del Consiglio Ue Michel, mentre l'incontro tra il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e Boris Johnson ha convinto Downing Street a inviare altri mille soldati a difesa dell'Ucraina. «Dobbiamo fare bene, con una combinazione tra sanzioni, impegno militare e diplomazia», spiega Johnson, ricordando che «questo è l'ultimo momento utile per dar vita a una de-escalation».

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