Neanche il 7 ottobre, anniversario del massacro di Hamas, ha impedito alla galassia pro Pal italiana di contenere il proprio odio per Israele. Tra appelli all'intifada, slogan contro l'esistenza dello stato di Israele, posizioni revisioniste, veri e propri deliri negazionisti, assordanti silenzi, ieri è andata in scena la consueta grancassa anti israeliana.
L'associazione Giovani Palestinesi, tra i promotori della manifestazione non autorizzata di sabato scorso, ieri ha rilasciato un comunicato rivendicando la piazza romana senza spendere una parola di condanna del 7 ottobre e anzi aggiungendo: «allo stolto che indica il dito noi rispondiamo guardando la luna: il sistema di occupazione coloniale contro il quale ci stiamo battendo qui in Italia da ben prima del 7 ottobre 2023».
Proprio i Giovani Palestinesi sui loro canali social hanno condiviso un post con scritto «Viva la resistenza, viva il 7 ottobre, intifada fino alla vittoria».
Il testo con cui annunciano la mobilitazione «studentesca» (le virgolette sono nostre perché di studenti in questi eventi se ne vedono ben pochi) è inquietante: «il vento della Resistenza soffia di nuovo nelle aule universitarie, forte come mai prima. Il 7 ottobre 2024, a un anno dall'eroico attacco della Resistenza palestinese contro l'entità sionista, torna ufficialmente l'Intifada studentesca nelle università italiane. L'anno accademico passato ha visto le prime scintille, il risveglio di una consapevolezza critica e radicale che non può essere soffocata: ora, quella fiamma arde viva, più determinata, più consapevole e più pronta alla lotta».
Così la sezione di Milano dei Giovani Plaestinesi insieme alla Federazione Giovani Comunisti e al Collettivo Ecologia Politica ha organizzato ieri un presidio e un'assemblea all'Università degli Studi di Milano «per organizzare la mobilitazione per quest'anno accademico». La mobilitazione si basa su tre obiettivi: «Boicottaggio accademico di Israele, Rottura degli accordi con aziende ed enti complici del sionismo e del genocidio, Contro la militarizzazione delle università».
L'annuncio si conclude con lo slogan ormai tristemente noto «Palestina libera dal fiume al mare» che significa inneggiare alla distruzione dello stato di Israele.
L'Associazione dei Palestinesi in Italia ha invece pubblicato un post intitolato «7 ottobre un anno di genocidio» aggiungendo «7 ottobre fino alla liberazione» e sottolineando «resistenza è identità» ma di solidarietà agli israeliani uccisi non c'è traccia.
Il portavoce di Potere al Popolo Giuliano Granato non riesce a fare meglio che scrivere: «Chi fa cominciare la storia il 7 ottobre è in mala fede. L'occupazione della Palestina va avanti da decenni. E oggi è un vero e proprio genocidio». Condanna ad Hamas a un anno dal 7 ottobre? Non pervenuta.
Ça va sans dire, non poteva mancare all'appello Chef Rubio che in un tweet arriva a scrivere «nessun ebreo che si immedesima nella colonia genocida sionista ha fornito prove di stupri e bambini decapitati. Sapete perché? Perché provare menzogne frutto di menti diaboliche, è impossibile anche per loro». Siamo in pieno delirio negazionista.
A questo contesto si aggiungono gli assordanti silenzi di collettivi, gruppi e associazioni palestinesi (e di alcuni politici di sinistra) sempre solerti a scrivere comunicati stampa e a pubblicare sui social ma ieri stranamente silenti o impegnati a condividere contributi di ogni genere pur di non citare il 7 ottobre.
Intanto per oggi è prevista un'altra giornata calda
con l'occupazione annunciata dai collettivi Osa e Cambiare rotta di università e scuole per la Palestina. Ancora una volta la maggioranza degli studenti sarà costretta a essere ostaggio di minoranze rumorose e intolleranti.
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