L'alibi dei poteri ordinari non regge più

A causa degli aumenti dell'energia, siamo in una situazione sempre più drammatica e da più parti, com'è comprensibile, si chiede all'esecutivo di "fare qualcosa"

L'alibi dei poteri ordinari non regge più

A causa degli aumenti dell'energia, siamo in una situazione sempre più drammatica e da più parti, com'è comprensibile, si chiede all'esecutivo di «fare qualcosa». Le richieste sono molto diverse e non sempre convincenti, ma tutte si pongono il problema di arginare le difficoltà che ci attendono nel prossimo autunno. Entro questo scenario vi è chi, volendo prendere le difese di Mario Draghi e dell'esecutivo in carica, condanna tali appelli non nel merito (talune proposte sono inutili o perfino dannose), ma per il semplice fatto che siano state avanzate. La tesi è che il governo attuale debba operare entro limiti definiti, legati all'ordinaria amministrazione, e che quindi ogni richiesta di intervento sarebbe fuori luogo; anche se, solo poche settimane fa, l'esecutivo Draghi ha varato un decreto legge per contrastare gli effetti dei rincari in tema di energia. Quando si vuole, allora, si può agire e infatti lo si fa.

Poiché siamo in campagna elettorale, l'obiettivo di questa polemica sono i leader del centrodestra. La tesi è che gli stessi partiti che avrebbero fatto cadere il governo adesso non avrebbero titolo a rivolgersi a Draghi affinché prenda le misure più opportune. Si tratta, però, di un argomento pretestuoso; e non soltanto perché l'esperienza del governo Draghi si è conclusa soprattutto per volontà del premier medesimo (com'è chiaro a chi ha un minimo di capacità di lettura della politica). Anche assumendo comunque che siano state «le destre» per usare il linguaggio di quelli bravi a far cadere l'ultimo governo, a chi dovrebbero rivolgersi i leader dei tre partiti quando non c'è ancora il governo nuovo e gli unici che possono agire sono i ministri in carica?

È evidente che l'attuale governo non può lanciarsi in piani quinquennali né compiere nomine strategiche. Ed è chiaro a tutti che siamo in una situazione un po' sospesa, dato che l'esecutivo non ha più il sostegno della maggioranza parlamentare e non c'è ancora chi ne prenderà il posto. Se però la casa brucia e vi è la necessità di agire, quello dei poteri ordinari è davvero soltanto un alibi: così che si può legittimamente sospettare che ormai vi sia chi gioca a lasciare al nuovo esecutivo una situazione sempre più compromessa.

Per giunta, veniamo da due anni e mezzo di «stati di eccezione» e misure emergenziali. All'estero non si comprende come l'Italia sia uscita dall'emergenza Covid per entrare in quella giustificata dalla guerra in Ucraina: specie se si considera che non siamo parte del conflitto. E gli stessi, però, che giustificano questa emergenza permanente come l'ha chiamata Michele Ainis ora predicano che non si dovrebbe chiedere nulla al governo in carica.

Se si vuole

discutere sulle misure da prendere, si entri nel merito (magari evitando «tetti» artificiosi ai prezzi e puntando, invece, su meno imposte) e non si usi l'argomento dei «poteri ordinari», che è ormai soltanto un ridicolo alibi.

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