L'ambiguità dell'Anpi irrita anche i partigiani "Bucha è colpa della Russia, senza se né ma"

Il presidente Pagliarulo aveva parlato della necessità di "appurare i fatti"

L'ambiguità dell'Anpi irrita anche i partigiani "Bucha è colpa della Russia, senza se né ma"

Le parole ambigue dell'Anpi sulla strage di Bucha non sono piaciute neppure agli iscritti all'associazione nazionale dei (pochi) partigiani. In una nota il presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo (ex Pci, già senatore del Pdci di Armando Cossutta) ha detto che il massacro va condannato, ma «va appurato cosa davvero è avvenuto» e «chi sono i responsabili», una frase che a molti è parsa una negazione delle responsabilità russe. Non solo a sinistra, con le critiche del Pd e di intellettuali di sinistra come Paolo Flores D'Arcais direttore di Micromega («Il comunicato dell'Anpi sui crimini di guerra avvenuti a Bucha è osceno e infanga i valori della Resistenza»). Anche le sezioni della stessa Anpi hanno iniziato a prendere le distanze dai vertici nazionali.

Il presidente dell'Anpi Torino, Nino Boeti, lo dice chiaramente: «Io avrei scritto un comunicato di durissima condanna della Russia, senza se e senza ma. La responsabilità di quella strage è inequivocabilmente della Russia. Non credo ci siano dubbi. Ecco perché non comprendo la necessità da parte dei vertici nazionali di aggiungere, in questo caso come in altri precedenti, dei ma e dei però che non servono a nulla», spiega Boeti a Lo Spiffero, secondo cui sui social è «un susseguirsi di reazioni sdegnate da parte di iscritti all'Anpi, molti annunciano di strappare la tessera». In dissenso rispetto alla terzietà dell'Anpi nazionale rispetto alle responsabilità di Mosca è anche la sezione di Milano, che per rendere ancora più esplicita la cosa ha invitato una rifugiata ucraina a parlare dal palco di piazza del Duomo alla fine della manifestazione del 25 aprile. Roberto Cenati, presidente provinciale di Anpi Milano, parla di «solidarietà a un popolo vittima di una sanguinosa invasione» e aggiunge che «non può esserci una giustificazione all'aggressione della Russia a uno stato sovrano, né equidistanza nel valutare quanto accade». Anche l'Anpi di Bologna si è dissociata, la presidente Anna Cocchi racconta che gli iscritti le hanno chiesto conto delle parole del presidente nazionale, «dai messaggi e dai commenti che ho ricevuto posso dire che questa posizione non è condivisa» tra i «partigiani» bolognesi. Ma ci sono anche sezioni in cui non solo si condivide l'atteggiamento né-né di Pagliarulo, ma si sostengono tesi della propaganda russa, come quelle dell'Anpi di Crescenzago (Milano) che sui social accusa i «neonazisti ucraini» e scrive che «il vero nazismo dovremmo cercarlo nel Pentagono e nella Nato». Altri presidenti di sezioni Anpi, invece, si sono dimessi in polemica con i vertici nazionali. Una spaccatura (anche con il Pd) proprio alla vigilia della manifestazione del 25 aprile, dove si temono contestazioni.

Al corteo ha già detto che non parteciperà la comunità ebraica: «È ormai una consuetudine quella dell'Anpi di confondere aggressori e aggrediti», il commento della presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.

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