Lo scontro tra il leader della Cgil, Maurizio Landini, e il segretario uscente della Cisl, Luigi Sbarra (nel corso dell'anno sarà avvicendato dalla vice Daniela Fumarola), ha raggiunto inattesi livelli di asprezza. Il motivo della contesa è sempre lo stesso: Corso Italia rimprovera a Via Po l'atteggiamento dialogante con un esecutivo considerato nemico anche quando questa scelta comporta vantaggi concreti per i lavoratori.
È il caso della pdl per la partecipazione dei lavoratori nelle imprese, in corso di discussione alla Camera e atteso in Aula il 27 gennaio. Si tratta di una proposta portata avanti dalla Cisl con la raccolta di 400mila firme e poi accolta dalla maggioranza. Per Landini l'intervento normativo «distrugge quanto già concordato sui diritti di informazione e consultazione nei contratti nazionali e aziendali». Senza una legge sulla rappresentanza, ha aggiunto, si «rischia di svuotare il ruolo delle Rsu e depotenziare la contrattazione».
La posta in gioco, in effetti, è alta in quanto si introduce per la prima volta un percorso per la partecipazione sia decisionale che, soprattutto, economica dei lavoratori alle strategie e ai risultati delle imprese. Non a caso l'ultima manovra ha stanziato 72 milioni per la realizzazione di questi obiettivi, avallando la scelta della Cisl. Ieri in commissione sono stati approvati due emendamenti che espungono le società a partecipazione pubbliche e le banche (con somma soddisfazione della Fabi, principale sindacato di categoria) dall'applicazione della rappresentanza allargata.
Ma quello che interessa a Landini è attaccare la Cisl che si è smarcata dall'asse Cgil-Uil, ormai totalmente assorbite nell'attacco a testa bassa contro Palazzo Chigi. Ecco perché la replica di Sbarra non si è fatta attendere. «È grottesco che la lezione sul valore della contrattazione venga da chi vuole affidare alla politica la regolazione della rappresentanza e dei salari», ha ricordato il segretario evidenziando che «la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl punta a unire il Paese su un nuovo modello di sviluppo basato sulla corresponsabilità e sulla democrazia economica». La vocazione cislina all'ascolto, infatti, ha portato buoni frutti sia in termini di conferma del taglio del cuneo che delle forme di pensionamento flessibile. Le barricate cigielline bloccano, invece, i rinnovi contrattuali, soprattutto nel pubblico impiego. I numeri parlano chiaro.
Senza contare che la battaglia Cgil per il salario minimo rischia di concludersi con un buco nell'acqua. L'avvocato generale della Corte di Giustizia ha dato parere favorevole all'annullamento della direttiva in materia.
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